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Top Five: il sapore del sangue!

Nella settimana di "New Moon" vi proponiamo una top five per ripercorrere insieme il cinema dei vampiri, da "Nosferatu" fino ai moderni horror d'azione che hanno resuscitato i succhiasangue al cinema.

Dracula di Bram Stoker - Gary Oldman

16.11.2009 - Autore: Luigi Vercotti
Mercoledì 18 novembre uscirà in tutte le sale “New Moon”, secondo capitolo di una saga, quella di “Twilight”, che ha saputo catalizzare l’attenzione di milioni di teenagers sul cinema dei vampiri. Ma la serie creata da Stephenie Meyer non è che l’ultima di una stirpe vecchia quanto il cinema: i vampiri hanno popolato i sogni, o gli incubi, di pellicola sin dai primi anni del Novecento, in film come “Vampire of the Coast” (1909) e “The Vampire” (1913). Ma è senz’altro con “Nosferatu”, capolavoro espressionista di Friedrich W. Murnau, che i film di vampiri raggiungono uno status di popolarità che non li avrebbe mai abbandonati. Tanto che la comune percezione del vampiro deriva proprio da come sono stati descritti al cinema, più che dalla letteratura. Ripercorriamo insieme la storia dei vampire-movies attraverso cinque scene che li hanno resi “immortali”…

Quentin Tarantino in Dal Tramonto all alba

5. I vampiri si rivelano, in “Dal tramonto all’alba” (1996)
Non voglio sentir dire da nessuno ‘io non ci credo ai vampiri del cazzo’, perché io non ho mai creduto ai vampiri del cazzo, ma credo a quello che vedono i miei occhi. E quello che ho visto erano dei vampiri del cazzo!”. I vampiri al tempo di Tarantino: benvenuti al Titty Twister, il nightclub infernale di “Dal tramonto all’alba”. Un film che unisce la scrittura di Quentin Tarantino, la regia di Robert Rodriguez, l’interpretazione di un George Clooney mai più così cattivo e Tom Savini con una pistola retrattile sul cavallo! Ma nella scena madre, quella del grande colpo di teatro che rivela la vera natura del film, fino a quel momento un normalissimo “pulp” alla Tarantino, c’è ben di più: si parte con una sexy lap dance di Salma Hayek e si prosegue con un’orgia splatter da antologia. Volano teste, scorre il sangue, e la band del locale sostituisce gli strumenti con pezzi di cadaveri! E poi c’è Danny Trejo che fa il vampiro… che volete di più?

Tom Cruise Intervista col vampiro

4. La “morte” di Lestat, da “Intervista col vampiro” (1994)
Diretto da Neil Jordan e tratto da un romanzo di Anne Rice, autrice della saga “Vampire Chronicles”, “Intervista col vampiro” utilizza con classe una tecnica vecchissima, il flashback, per raccontare la storia di Louis de Pointe du Lac (Brad Pitt), che nel 18° secolo viene vampirizzato dal vizioso Lestat (Tom Cruise), ma non riesce a rinunciare alla pietà umana. La sequenza più suggestiva del film è senz’altro quella della presunta morte di Lestat, che viene orchestrata inizialmente dalla piccola Claudia (una giovanissima Kirsten Dunst), che riesce ad avvelenarlo spingendolo a bere il sangue di un defunto. Creduto morto, il vampiro viene abbandonato nella paludi della Louisiana, ma un provvidenziale alligatore gli restituisce abbastanza forza da tornare per vendicarsi della subdola discepola. In una scena altamente spettacolare, Louis dà fuoco al suo mentore per salvare la ragazzina. Il fuoco arde potente come il suo rimorso, e distrugge il quartiere francese di New Orleans, mentre Louis e Claudia salpano per il vecchio continente.

La sequenza iniziale di Blade

3. Il nightclub dei vampiri, da “Blade” (1998)
Se c’è una saga che ha contribuito maggiormente a riportare in auge il genere vampiri e ad aggiornarlo al nuovo millennio, questa è certamente la serie di “Blade”, ispirata a un personaggio minore del cosmo Marvel, nato sulle pagine della rivista horror “Tomb of Dracula”. E se il sequel, “Blade II”, diretto nel 2002 dall’eccezionale Guillermo Del Toro, è decisamente superiore come film, il prototipo di Stephen Norrington contiene la scena che tutti ricordano di più tra le gesta del mezzo-vampiro diurno: quella della discoteca per succhiasangue! Un luogo in cui i vampiri si riuniscono per fare quattro salti a ritmo di un po’ di musica house, come tutti. La differenza, però, sta nelle docce che spruzzano sangue e fanno la felicità degli avventori. L’unico scontento sembra essere il malcapitato umano di turno, che comprende di trovarsi nella peggiore delle situazioni. Per sua fortuna c’è Blade che dispensa un po’ di giustizia a suon di katana!

Sadie Frost sbranata in Dracula di Bram Stoker

2. Il matrimonio di Mina e Jonathan e la morte di Lucy, da “Dracula” (1992)
Settant’anni dopo “Nosferatu”, esce uno dei capolavori di Francis Ford Coppola, nonché versione “definitiva” del mito di Vlad Tepes, in arte Dracula. Il principe delle tenebre stavolta è rappresentato come un indomito condottiero e un romantico che ha intrapreso la strada della dannazione per amore di una donna. In questo ribollente calderone di sequenze da culto, rimane particolarmente impressa la scena tipicamente fordiana del montaggio alternato tra la morte di Lucy (Sadie Frost), sbranata da Dracula (un superbo Gary Oldman) sotto forma di lupo, e il matrimonio di Jonathan Harker (Keanu Reeves) e Mina Murray (Winona Ryder). Un’orgia di sangue e morte contrapposta al più sacro rito della chiesa. Un’alternanza di lussuria profana e amore sacro che è la sintesi perfetta del cinema di vampiri e perché no, dell’horror in generale. E poi Dracula licantropo fa veramente paura.

Siete pronti a conoscere il numero uno della nostra top five? Rullo di tamburi…

Max Schrek in Nosferatu

1. Il conte Orlok cerca il sangue di Ellen, da “Nosferatu” (1922)
La scelta doveva cadere tra questo e il “Dracula” di Terence Fisher, interpretato dal grandissimo Christopher Lee (altro film da non perdere!!). E’ stata una decisione sofferta, ma alla fine abbiamo optato per il “Nosferatu” di Murnau, primo capolavoro del cinema vampiresco, perché l’immagine del longilineo Max Schreck (il cui nome significa letteralmente “massimo terrore”), nei panni del ributtante eppure malinconico Conte Orlok, è una delle icone assolute del cinema. “Nosferatu” riprende abbastanza fedelmente la trama del romanzo “Dracula” di Bram Stoker, pur cambiandone nomi e ambientazioni per evitare di pagare i diritti. A discostarsi dal romanzo è solo il finale, nel quale Ellen-Mina si sacrifica per far sì che il vampiro si trattenga allo scoperto fino al sorgere del sole. E la sequenza in cui il Nosferatu si introduce nella casa di Ellen e raggiunge furtivo e strisciante come un topo (a cui spesso è paragonato in quanto portatore di peste) il talamo della giovane vittima sacrificale, è ancora oggi da pelle d’oca. Anziché mostrare i movimenti del Conte, Murnau segue la sua ombra, che si staglia sulle candide pareti, si allunga e si deforma, fino a raggiungere la porta della stanza da letto. Un effetto poi ripreso fedelmente da Coppola nel suo “Dracula”, e uno dei momenti più alti del cinema di terrore.

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