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Youtopia, la discesa nell'inferno di Matilda De Angelis in versione camgirl (Recensione)

Un film asciutto che con pochi elementi ben calibrati racconta il dramma di una ragazza costretta a vendere la propria verginità 

Youtopia

Youtopia

23.04.2018 - Autore: Alessia Laudati 
Vedere Youtopia durante una proiezione speciale immersa in un pubblico di studenti, è come tastare per intero il polso del film fuori dalla solita filter bubble di critici specializzati e giornalisti. C'è per esempio la ragazza accanto a me dotata di un profondo senso della giustizia che quando il film volge al termine non può fare a meno di lodare la scelta finale del regista con un 'brava!'. 

Non è l'unica ad esternare una vibrazione interna. Ci sono poi strisce discontinue di sala che di fronte all'iperrealismo scelto da Berardo Carboni per raccontare la storia di una ragazza, professione saltuaria camgirl, che decide di vendere la sua verginità pur di risolvere una difficile situazione economica e famigliare e dell'uomo gretto interpretato da Alessandro Haber che decide di comprare quella purezza verginale, appaiono meno decisi e convinti e preferiscono la risata isterica invece della ferma condanna. 



Le emozioni sono tante e alla fine sono più i colori emotivi espressi dalla sala che quelli raccontati nel film. Non fraintendete però; è un bene che il film si concentri solo su pochi aspetti.

Carboni sceglie infatti di dare a ogni personaggio un colore ben preciso e di rimanere attaccato a quella sfumatura per tutto il tempo di questo dramma asciutto e ben calibrato. Haber/Ernesto è l'istinto selvaggio non mediato da alcun scrupolo etico, Matilda De Angelis/Matilde è la rassegnazione cinica, Laura/Donatella Finocchiaro è invece la disperazione materna e il senso di colpa che consuma.

Youtopia è quindi un film che precipita molto in basso. Perché parla di istinti sessuali allo stato brado e perché è un ritratto a tinte fosche di come certa tecnologia usata per scopi discutibili stia rendendo la vendita del corpo un'operazione più facile e meno controllata rispetto al passato. Alla fine della notte c'è però uno spiraglio. Nell'idea di Carboni è la tecnologia stessa - nello specifico un mondo virtuale ricreato al computer - che da trappola, diventa salvezza. C'è infatti la tesi di come la tecnologia possa sia costruire ponti per unire gli orchi e le bambine ma allo stesso tempo possa offrire una via di fuga da un mondo troppo brutto che poi influenza anche le scelte positive della vita reale. 

 
Due donne reggono egregiamente buona parte del film. Una, la De Angelis, mostrando una maturità di attrice molto solida, l'altra, la Finocchiaro, raccontando con pathos lo struggente delirio di una madre sola annichilita dagli eventi e schiacciata dalle sfortune economiche. Alla fine oltre al racconto convincente dell'angoscia, spunta anche il punto di vista etico del regista e degli sceneggiatori sulla questione delle violenze sessuali sulle donne. Berardo Carboni, Aliosha Massine, Dino Giarrusso, Marco Berardi e Marco Greganti fanno esplodere la miccia quando uno dei personaggi pronuncia la frase che più di tutti accende la rabbia e lo sdegno. Quel 'tanto lo so che lo vuoi' che in questi mesi di Me Too abbiamo imparato a conoscere come scusa perfetta di un moralismo facile che prova a spostare lo sguardo dal giudizio negativo sul mostro alla colpevolizzazione continua della vittima. Youtopia invece mostra bene come alcune scelte siano questioni di sopravvivenza ben diverse dal libero arbitrio. Si beve perché si ha sete e non perché lo si sceglie. Come in certi casi estremi di fragilità e di conseguente esposizione al ricatto si ha la necessità e non l'opzione di sopravvivere arrivando a delle decisioni che più che libere, capricciose e consapevoli, appaiono solo come disperate. 
 
Youtopia, in uscita il 25 aprile 2018, è distribuito da Koch Media.