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X-Men: L'inizio - La nostra recensione

Sebbene non lasci mai senza fiato, il prequel (e reboot) della saga dei mutanti Marvel è uno spettacolo intelligente e ben costruito a livello narrativo

X-Men: L'inizio - Michael Fassbender e James McAvoy

08.06.2011 - Autore: Adriano Ercolani
Dopo il dimenticabile spin-off “X-Men le origini: Wolverine”, i più amati supereroi mutanti usciti dalla Marvel riprendono decisamente quota con questo nuovo “X-Men: L’inizio” di Matthew Vaughn, prequel ambientato nei primi anni ’60 che racconta come si è arrivati ai due schieramenti classici del fumetti, quelli capitanati rispettivamente dal professor Charles Xavier (James McAvoy) e Erik Lehnsherr/Magneto (Michael Fassbender).

James McAvoy e Michael Fassbender in X-Men: L'inizio

L’idea veramente vincente di questo nuovo lungometraggio è quella di restituire i personaggi al tempo in cui sono nati, un periodo in cui la Guerra Fredda aveva scatenato tensioni politiche e la paura di un conflitto nucleare tra U.S.A. e U.R.S.S.. I quattro sceneggiatori che hanno firmato lo script – tra i quali lo steso Vaughn – hanno costruito una trama principale perfettamente incastrata negli eventi storico/politici di quegli anni, lavorando con molta precisione sul ritmo e sulla scansione degli eventi. I sottotesti, le metafore appartenenti a quell’epoca, alle storie ed ai veri personaggi presenti riaffiorano con forza e rimangono impressi. La “nascita” degli X-Men, degli schieramenti che sono pro o contro la collaborazione con la razza umana che comunque li vede come “altri”, è raccontata con precisione e notevole lucidità narrativa. Purtroppo non tutti i personaggi però vengono tratteggiati con la dovuta profondità: se ad esempio Erik è carismatico, anche grazie alla vigorosa interpretazione di Michael Fassbender, lo stesso non si può dire invece di Xavier,  a cui James McAvoy non riesce a dare una coloritura che riesca a scivolare fuori da una certa retorica.

Anche la costituzione del gruppo primario pronto a fronteggiare la crisi internazionale ordita dal mutante  Sebastian Shaw (un Kevin Bacon più istrione del solito) in alcuni momenti risulta un po’ accademica, con scene eccessivamente costruite come se si trattasse di un teen-movie. Lo spettacolo però è complessivamente abbastanza solido, le scene di azione sono divertenti e non puntano tanto all’effetto spettacolare quanto ad una giusta tensione drammatica. Matthew Vaughn dimostra di non essere un regista dotato di uno sguardo particolarmente nuovo e costruisce una messa in scena senza particolari picchi di originalità ma comunque visivamente accurata, in grado di intrattenere gli spettatori con competenza.

Magneto in X-Men: L'inizio

Pur non essendo un prodotto di quelli che lasciano senza fiato, “X-Men: L’inizio” è comunque uno spettacolo intelligente e ben costruito a livello narrativo. Come partenza per un nuovo franchise sui mutanti è decisamente riuscito, grazie anche all’ambientazione temporale che gli regala un certo gusto retrò abbastanza efficace.  Xavier, Magneto, Mystica, Bestia e molti (non tutti) dei grandi personaggi mutanti sono tornati, e a noi non può che fare piacere!


"X-Men: L'inizio" è distribuito nei cinema dalla 20th Century Fox


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Leggete la nostra intervista al regista Matthew Vaughn