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Wayward Pines: la miniserie di Shyamalan tra Lost e The Truman Show

Misteri, cospirazioni e un grande cast per un thriller che ricorda poco Twin Peaks e tanto Il prigioniero

Wayward Pines

15.05.2015 - Autore: Marco Triolo
Wayward Pines è stata annunciata praticamente come “la serie in cui M. Night Shyamalan fa il verso a Twin Peaks”. Una definizione veloce, facile e pensata per essere data in pasto alle masse a buon mercato, ma abbastanza imprecisa. In primo luogo, Wayward Pines è sì una serie derivativa, ma Twin Peaks pare l'ultima delle ispirazioni (giusto nel cartello che dà il benvenuto nella cittadina). Secondo, Shyamalan ha diretto il primo episodio, improntando certamente il tono e lo stile delle prossime puntate, ma per il resto si è limitato a produrre. La vera mente dietro Wayward Pines è il creatore Chad Hodge. Terzo, ma questo è un dettaglio, Wayward Pines non è una serie, bensì una miniserie in dieci puntate.



Perché diciamo che è così distante da Twin Peaks? Perché, innanzitutto, manca totalmente lo humour surreale di Mark Frost e David Lynch. E poi Wayward Pines è un luogo molto diverso da Twin Peaks: la seconda era una cittadina tutto sommato normale, in cui accadevano fatti strani. La prima è invece un luogo totalmente bizzarro, in cui tutti sembrano pazzi o comunque complici di una gigantesca cospirazione.

La storia ruota intorno a Ethan Burke (Matt Dillon), agente del Servizio Segreto mandato con un collega nella cittadina dell'Idaho per indagare sulla scomparsa di due agenti. Dopo un incidente d'auto, in cui il collega perde la vita, Ethan si risveglia in un ospedale. Da lì in poi è tutto un succedersi di stranezze sempre più inquietanti, un'escalation che porta rapidamente Ethan a rendersi conto che lì c'è proprio qualcosa che non va, e che forse la cittadina lo sta inghiottendo esattamente come gli agenti che stava cercando.



C'è una scena, verso il finale, in cui Ethan tenta di scappare. Non la vogliamo spoilerare, ma è lì che si coglie uno dei riferimenti principali della serie, o almeno della prima puntata: Il seme della follia di John Carpenter. Ma Wayward Pines rimanda anche molto chiaramente al classico Il prigioniero, con una spruzzata di The Truman Show. E poi, ovviamente, c'è Lost, con i suoi misteri sovrannaturali, le cospirazioni, il rapporto tra “interno” ed “esterno” più complesso di quanto appare, la galleria di personaggi all'apparenza innocui ma in realtà coinvolti in qualcosa di inesplicabile, che sembrano ricalcare neanche tanto sottilmente “gli Altri”.

Insomma, Wayward Pines non è certo originalissima, ma quello che le manca in originalità lo guadagna in tensione. E poi Hodge e Shyamalan sono molto bravi a calibrare i misteri, rivelando quel tanto che basta per far abboccare lo spettatore. Considerando che si tratta di soli dieci episodi, l'investimento di tempo è tutto sommato ragionevole, e il cast da film di serie A – oltre a Dillon, Carla Gugino, Toby Jones, Melissa Leo, Terrence Howard e Juliette Lewis – rende la serie un appuntamento invitante.