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Underworld: Blood Wars - La nostra recensione

Un nuovo capitolo, inessenziale e inconcludente, rimanda l'atteso ulteriore step nella narrazione della storia di Selene.

10.04.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
C'è differenza tra una saga e un franchise? Volendo azzardare che la suddetta risieda nella coerenza narrativa e nello sviluppo omogeneo dei suoi diversi e successivi capitoli, potremmo affermare con una certa sicurezza che questo quinto Underworld: Blood Wars di Anna Foerster (direttrice della fotografia e similia per I Fantastici 4 e Silver Surfer, Æon Flux e qui al suo esordio come regista cinematografica dopo la regia di alcuni episodi di Outlander e Criminal Minds) definisca la propria appartenza - e dei suoi precedessori - alla seconda delle due opzioni.



Dopo il salto temporale de La ribellione dei Lycans del 2009 - sorta di Origins combattivo e nato per accontentare i 'classicisti' del genere - con l'ultimo Awakening si sembrava orientati al racconto di una evoluzione delle specie coinvolte e si attendeva un ulteriore passo avanti nella vicenda familiare di Selene. Invano. Anche volendo ammettere l'ipotesi che si stia lavorando su utili premesse per un prossimo entusiasmante e convincente capitolo, l'effetto che produce la visione dell'ennesimo intrigo vampiresco politico-successorio è quello di un'inutile quanto barocca aggiunta.

Un horror talmente patinato e piatto da essere a fatica inseribile nel genere (del quale purtroppo rispetta alcuni canoni), e ossessionato dal bisogno di esser percepito (o farsi) mainstream per approfittare del maggior pubblico possibile, che continua a vivere della presenza della sua eroina Kate Beckinsale e della curiosità dei - sempre meno (stando ai risultati al botteghino, che sanciscono l'esaurimento della base con gli incassi più bassi per un 'Underworld' fino a oggi - fan di sapere "come va a finire"… Sempre che lo sappiano o che riescano a immaginarlo gli autori.


Underworld: Blood Wars, in sala dal 6 aprile 2017, è distribuito da Warner Bros.