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Tutti vogliono qualcosa – La nostra recensione

Il regista americano si conferma autore capace di raccontare senza nostalgia i riti di passaggio verso l’età adulta

Tutti vogliono qualcosa

17.06.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Richard Linklater è un regista che ha un talento assoluto nel portare lo spettatore per mano nella vita vera, e così dare l’impressione che ciò che egli sta vedendo, osservando, non è tanto cinema di finzione, ma una finestra aperta sul mondo.

Già in Boyhood – pellicola dove per dodici anni ha visto i suoi attori crescere e cambiare - l'autore era ossessionato dall’idea del tempo, dall’ambizione di replicarlo sullo schermo inseguendo un po’ il ritmo della vita, senza forzature, e dando ai suoi lavori una forte componente sia esistenziale, sia sociale, essendo gli eventi legati nel profondo alla storia degli Stati Uniti.

Con Tutti vogliono qualcosa invece, film che racconta la storia di Jake (Blake Jenner) una matricola che arriva al college come giocatore di football e passa l’estate con il suo gruppo di compagni di squadra aspettando l’inizio delle lezioni tra cameratismo, entusiasmo per un nuovo corso che sta per cominciare e alcune fragilità personali, il regista americano riesce a fare bene almeno tre cose insieme.



Cioè un ritratto fresco e verosimile della gioventù degli anni ’80, utilizzando persino elementi autobiografici visto che Linklater stesso ha pensato per un periodo della sua vita di fare il giocatore professionista, tenere bene a bada il sentimento nostalgico, qui assente, e contemporaneamente confermarsi regista capace di portarci con naturalezza nelle storie di questi giovani adulti ancora ragazzi e non del tutto uomini. Ancora una volta quindi, come nello stesso Boyhood che in La vita è un sogno, prequel ideale di questo film, siamo davanti alla descrizione puntuale e mai caricata di una fase di passaggio vitale che in Tutti vogliono qualcosa è raccontata attraverso il tradizionale mix di pose cool, outfit azzeccati e scene che non sono mai drammatiche, ma sempre ironiche, intense e totalmente prive di qualunque giudizio morale.

Così in Tutti vogliono qualcosa ci dimentichiamo del buio della sala e delle distanze temporali, e ci godiamo invece il colore e l’entusiasmo di questo gruppo di ragazzi impegnati a essere loro stessi, e tuttavia il racconto è più spostato sull’asse maschile, che tra feste, sensazione di immortalità tipica della giovinezza, incontro con l’altro sesso e amplessi liberi, vanno incontro all’inizio di una nuova fase della vita con una spensieratezza credibile che potrebbe quasi essere la nostra. 
 
Tutti vogliono qualcosa, nelle sale dal 16 giugno è distribuito da Notorious Pictures.