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Tutta colpa di Voltaire

Tutta colpa di Voltaire

Tutta colpa di Voiltare 1

12.07.2001 - Autore: Vanessa Bozzi
Aria di clandestini al cinema. Esce Tutta colpa di Voltaire film francese di Abdel Chechiche, ex attore di teatro, qui alla sua prima esperienza di regista. E subito siamo catapultati nella dimensione timorosa-fallace dellimmigrato lontano da casa. Paura di non farcela. Paura di non ottenere il permesso di soggiorno. Paura della solitudine. E allora scattano le prime, protettive bugie. Meglio essere Algerini, in francia, che Tunisini. Il colore della pelle confonde. Meglio essere senza documenti. Meglio. Così Jallel (Sami Bouajila) arriva a Parigi. Senza soldi e senza lavoro. E dopo un po senza nemmeno permesso di soggiorno. Si barcamena tra arance a avocados vendute nella metropolitana e rose in giro per locali e ristoranti. Si innamora, si sposa (forse) nel più costoso matrimonio per un immigrato. Costoso ma necessario. Sposarsi per ottenere la cittadinanza. Derubato dei soldi come delle speranza, attraverso ospedali, ostelli per immigrati e tanti tanti amici soli e lontani da casa, Jallel non si lascia sopraffare dalla solitudine. E ricomincia una vita quasi normale e in fuga accanto alla giovane Lucie (Elodie Bouchez), sua croce prima e delizia poi. Un po sorella un po amante. Fragile e difficile. I sogni di successo resteranno irrealizzati. La Francia non è Eldorado e Jallel non troverà loro che cercava. Ma lamicizia, la forza che unisce i diseredati lontano da casa, la solidarietà lo arricchiranno di forze e nuove fondate speranze. Fino a che Lopera prima del regista è convincente e amara. Dalla parte dei clandestini. Uno sguardo attento su una realtà che conosciamo solo attraverso rose vendute in pizzeria o vetri puliti ai semafori. Stop. Invece Abdel Kechiche ci prende per mano guidandoci dentro le vite e i sorrisi degli immigrati. Nei loro problemi concreti di ogni attimo, delle difficoltà di ogni giorno. Perché come scrive il regista in una nota, Non esistono immigrati clandestini. La vera posta in gioco è la dimensione umana. Convincente e incantevole Elodie Bouchez nei panni disinibiti e fragili di Lucie, piccola, innocente e sperduta nella grande città come dentro sé.  
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