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Tulpa – La nostra recensione

Zampaglione realizza un omaggio al vecchio cinema horror italiano

Tulpa - Perdizioni mortali - Claudia Gerini

21.06.2013 - Autore: Marco Triolo
Leggete la nostra intevista esclusiva a Federico Zampaglione.

Con Shadow, Federico Zampaglione aveva realizzato qualcosa di unico nel panorama del cinema italiano: un horror dal respiro internazionale che bilanciava una trama non originalissima con una messa in scena efficace, supportata da un ottimo lavoro sul sonoro. Nessuno credeva che il leader dei Tiromancino potesse funzionare in maniera credibile come regista e lui smentì tutti quanti. Poi è arrivato Tulpa.



Il suo nuovo film sta all'horror all'italiana degli anni Settanta come Shadow sta al torture porn alla Hostel. In un'epoca di tarantinismi a destra e a manca, Tulpa – Perdizioni mortali rientra nel modello del cinema “post-moderno”, fatto di omaggi e citazioni. Come un Robert Rodriguez “de noantri”, Zampaglione tenta la carta del film vintage, ricostruendo con indubbia passione certe immagini e atmosfere mutuate dai film di Dario Argento, Mario Bava, Sergio Martino. Ci sono le soggettive del serial killer di turno, che bracca le sue vittime nell'ombra e le trucida con estrema efferatezza. C'è la dose extralarge di erotismo. C'è la ricerca di una Roma poco battuta, per nulla da cartolina e inquietante nella sua marmorea staticità e nei suoi paurosi chiaroscuri. Anche l'aspetto dell'assassino, di nero vestito e con in testa un cappello, rimanda a quel cinema di cui un tempo eravamo i maestri.

Peccato che tra gli omicidi, tutti gustosamente violenti e ricchi di dettagli macabri che faranno la felicità degli appassionati, ci sia un film che assolutamente non regge il gioco, fatto di dialoghi scritti in fretta (la protagonista Lisa, interpretata da Claudia Gerini, dovrebbe lavorare in una società che gioca in borsa, ma tutto resta vago come se gli sceneggiatori non si fossero minimamente documentati sull'argomento), recitazione piatta e regia (e fotografia) televisiva. Disturba anche la scelta, chiaramente citazionista, di girare buona parte delle scene in inglese, doppiandole successivamente: troppa è la disparità fra i doppiatori di professione e gente come la Gerini e Placido, che sono chiaramente a disagio recitando di fronte a un leggio in post-produzione. Il finale è telefonato e confuso, con un colpo di teatro un po' fuori luogo.



Tirando le somme, si capisce che l'idea di Zampaglione era quella di rendere omaggio al glorioso passato italiano, ma il suo film precedente apriva uno spiraglio verso un possibile futuro e forse quella è la strada da percorrere. Perché il passato lo conosciamo e sta bene dove sta, ma al cinema italiano di genere a mancare è proprio il futuro. Speriamo che Zampaglione si sia tolto lo sfizio e possa ora lasciarsi alle spalle citazioni e omaggi per trovare una strada originale. Le potenzialità le ha.

Tulpa – Perdizioni mortali è distribuito in Italia da Bolero Film.