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Tito e gli alieni - La recensione della favola sci-fi con Valerio Mastandrea

L'Opera Seconda della regista milanese Paola Randi gioca con il cinema di genere, offrendone una interessante versione artigianale.

11.06.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Tito è un ragazzino napoletano di sette anni, orfano di madre e preso solo al mondo, se si escludono la sorellina adolescente Anita e lo zio 'Professore' isolatosi nel deserto del Nevada dopo la morte della moglie… Tito e Anita sono gli incredibili e giovanissimi Luca Esposito e Chiara Stella Riccio, vere sorprese di Tito e gli Alieni di Paola Randi, film arrivato nelle sale grazie all'endorsement - e alla partecipazione, nel ruolo dello scienziato protagonista - di Valerio Mastandrea, folgorato dalla quarantottenne milanese in occasione del suo primo cortometraggio 'Giulietta nella spazzatura', definito dall'attore "artisticamente molto forte", come questo.



Una storia, e un cinema, "fuori dai canoni", che gioca ampiamente con il genere di riferimento, quello fantascientifico. Impossibile che fosse altrimenti, vista la passione dichiarata della filmmaker per Guerre Stellari e Carlo Rambaldi, e l'ambientazione principale della vicenda, che da Napoli ci porta oltre Las Vegas, in quell'Area 51 sede di mille suggestioni, paranoie, complottismi e possibilità. Che il film cerca di sfruttare, tenendo i piedi ben staccati dal terreno e dalla realtà, mantenendo uno sguardo 'bambino' (o immaturo) sui drammi esistenziali e sul trauma dell'assenza…

Non è la prima volta che si sceglie la modalità favolistica per affrontare l'elaborazione del lutto, a tutte le età, ma nello stile della regista questo si colora di contaminazioni e riferimenti non frequentissimi nel nostro cinema. E più delle riprese aeree o sottosopra, troppo smaccatamente 'diverse' per esserlo, sono certe scelte coloristiche e artigianali - che sembrano ammiccare a Gondry più che all'inflazionato Gilliam - a spezzare il tono generale. Escamotage semplici, ma inusuali, per ottimizzare le risorse a disposizione e cercare un tocco originale e creativo.



Grazie a tutto questo - alla disperazione della povera Anita e la caparbietà dell'irriverente Tito - l'inizio convince, e curiosità e meraviglia tengono alta l'attenzione. Alzando anche le aspettative, però. Non ugualmente soddisfatte da un incedere che mostra qualche incertezza (ed eccede col vintage) e non sembra riuscire a gestire allo stesso modo un novero di personaggi, dai quali si rimane sempre in attesa di qualcosa: dagli abducted che si raccolgono intorno al food truck di Mary e Consuelo ai più 'positivi' Luke e Stella (la wedding planner spaziale Clémence Poésy), dallo stesso sconcertato e poliglotta Mastandrea a Linus e i militari tutti, protagonisti della porzione meno convincente in assoluto.

Un parziale recupero, nel finale - coerente con il resto del film e nel quale si tenta una rivisitazione degli Incontri ravvicinati di Spielberg) se non una sintesi 'leggera' tra scienza e religione - che cerca di riannodare la matassa di un fil rouge mai abbandonato: Siamo soli nell'universo? O più prosasticamente, su questo mondo? Dove trovare le risposte che cerchiamo? Al mistero della morte in primis, ma anche a quello della vita nell'universo, qui collegate in un gioco di specchi un po' forzato, ma che al di là delle risposte più prevedibili e scontate potrà far risuonare corde nascoste in ciascuno di noi. E di quanti, delusi dalla ricerca di alieni e divino a compensazione di un silenzio inaccettabile, potrebbero considerare altre modalità per risolvere il problema di comunicazione che attanaglia il nostro tempo

Tito e gli alieni, in sala dal 7 giugno 2018, è distribuito da Lucky Red.