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Tigerland

Teatro di guerra

Tigerland

25.10.2001 - Autore: Ludovica Rampoldi
Esce in Italia Tigerland di Joel Shumacher, un film di guerra -il Vietnam- in tempo di guerra.   Kabul come il Vietnam, trent’anni dopo. Sono sempre i giovani che partono, che impugnano i fucili, che prendono la mira. Ma se dopo le Twin Towers i giovani americani sentono di combattere per un ideale, quelli che negli anni settanta si trovarono invischiati nel paludoso Vietnam erano più che scettici sulle sparate anticomuniste del governo e sulla legittimità del conflitto. Se non esistono guerre giuste, ci sono alcune guerre che sono più sbagliate di altre.   Se l’America ha perso la sua innocenza, come si ripete dall’undici-settembre-duemilauno, il momento in cui il candore a stelle e strisce cominciò a vacillare fu proprio durante la ‘sporca guerra’ del Vietnam, un disastro su tutti i fronti. Un luogo così sanguinoso, esotico, malsano, con i monsoni, la malaria, la febbre gialla, da incidere l’immaginario americano come una ferita collettiva. Una ferita che ancora sanguina, se registi continuano a farci dei film sopra. Dopo che Coppola ne ha dipinto l’Orrore, Platoon l’insensatezza, Full Metal Jacket la follia e la crudeltà dell’addestramento -in cui giovani civili vengono trasformati in macchine da guerra e morte-, Joel Shumacher si mette dalla parte dei ragazzi, inconsapevoli attori del teatro di guerra. E in particolare di quelli che non vedono l’ora di svignarsela. Altro che patriottismo, ideali, bandiere al vento e inno nazionale.   L’anno scorso in America Tigerland ha conquistato gli applausi sbracciati della critica. Erano altri tempi, le Torri dominavano lo skyline e l’incubo della guerra era un’ipotesi lontana quanto le montagne dell’Afghanistan. Oggi un film come Tigerland non verrebbe distribuito, posto nel limbo in cui tutti i film su bombe terroristi e dirottamenti languono in attesa di tempi migliori. Il successo di Tigerland in Italia dipenderà se la gente avrà voglia di vedere armi, esplosioni, violenza e morte anche al cinema.   “Ho guardato una lumaca strisciare lungo il filo della lama di un rasoio. Questo è il mio sogno. Questo è il mio incubo. Strisciare, scivolare, lungo il filo della lama di un rasoio, e sopravvivere.” ( Colonello Kurtz, ‘Apocalypse Now’ )  
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