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Ti guardo - La nostra recensione

Il vincitore del Leone d'Oro è una storia di solitudine nerissima, alla quale l'amore non riesce a porre rimedio

Ti guardo

15.01.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Qualcuno la chiama già la new wave del cinema latinoamericano. E con questa definizione, prende in considerazione due pellicole premiate e amate nel corso del 2015 ed entrambe dirette da registi sudamericani: El club di Pablo Larrain e Ti guardo di Lorenzo Vigas. In effetti, la visione di Ti guardo (Desde allà) conferma che qualcosa di bello accomuna questi due film. Si tratta di due espressioni artistiche che condividono in profonditàla capacità di porre l'attenzione sui nodi che la società continuamente rimuove, nasconde e censura. In El Club, l'oggetto di questa ricerca pericolosa era il rapporto tra rettitudine e peccato all'interno della Chiesa moderna. Per Lorenzo Vigas, l’ombra da esplorare è invece la solitudine umana e le cause che la generano di volta in volta, di persona, in persona. Questa indagine artistica è poi calata in un contesto geografico e sociale ben preciso. Quello della città di Caracas in Venezuela.

Non è un caso che Vigas abbia scelto un paese fortemente segnato da disuguaglianze sociali ed economiche, per costruire una storia dove l'amore per se stessi e per gli altri, è ostacolato dal pregiudizio di una società omofobica e da alcuni presunti traumi infantili. Con Caracas, Vigas può facilmente giocare; dividendone lo spazio urbano rigidamente tra la caratterizzazione di un ambiente borghese, che appartiene al personaggio di Armando (Alfredo Castro) e quello al contrario popolare e degradato di Elder (Luis Silva). Poi, dopo aver descritto la lontananza tra due mondi, fa in modo che essi si avvicinino, e ci illude - come in una tradizionale storia d'amore - che essa possa essere infranta dal rapporto, forse paterno, forse sensuale, tra i due uomini.



Ma è un percorso lineare fallace, disturbante nel proprio epilogo, e senza speranza alcuna. Del resto, per raccontare due caratteri diversi, quello sanguigno del giovane Elder, e quello maggiormente pacato e impenetrabile di Armando, il regista ha a disposizione l’esordiente Luis Silva e il talento immenso di Alfredo Castro. Ed è soprattutto l’impenetrabilità di Armando (Alfredo Castro) a risultare il perno del racconto. Specialmente quando racconta un isolamento umano privo di possibilità di redenzione, che resiste anche alla vecchia idea dei rapporti umani capaci di abbattere muri di classe e di disperazione.

Il mondo di Vigas invece è assolutamente negativo in questo senso. E nel corso del film mostra piano piano il sorriso triste e tutta la crudeltà lucida di un adulto, un figlio forse a propria volta abbandonato, che continua a produrre sofferenza nella generazione successiva di uomini, e che infine non vuole essere toccato nell’animo da nessuna forma di amore o relazione. 

Ti guardo (Desde allà) sarà in uscita a partire dal 21 gennaio distribuito da Cinema.