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Thelma, il nuovo thriller norvegese strizza l'occhio a De Palma (Recensione)

Joachim Trier porta sul grande schermo il demone dentro di noi, i desideri più nascosti, strizzando l'occhio a Brian De Palma  

21.06.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Un lago ghiacciato, una casa fuori dal tempo e tutto intorno la natura. La prima inquadratura di Thelma potrebbe trarre in inganno: l’angoscia deve ancora arrivare, e la quiete sembra l’unica padrona della scena. Un padre e una figlia vanno a caccia insieme, camminano in mezzo alla neve, fino a quando incontrano un cervo. L’uomo alza il fucile e si prepara a uccidere l’animale, ma all’ultimo mira alla testa della bambina. È l’inizio dell’incubo, metafora di uno scontro generazionale tra genitori e giovani, adolescenti e società.



Thelma ha poteri paranormali, può spezzare una vita solo con il pensiero, come se fossimo in una sorta di Carrie – Lo sguardo di Satana in stile norvegese. Lei è schiacciata da una famiglia eccessivamente religiosa, che non le permette di esprimere se stessa. Non può neanche bere una birra con gli amici, perché le hanno insegnato che è peccato. Nelle sue “crisi” immagina di non poter respirare, di affogare in una piscina da cui non può uscire. Dentro Thelma convivono il bene e il male, come in ogni essere umano, ma è il senso di ribellione a muoverla, a spingerla verso un’incontrollabile sete di violenza.

La società opprime chi insegue i propri sogni, e invita ad abbandonare le ambizioni invece di seguirle. La paura arriva dalla solitudine, dal non avere amici, dal sentirsi continuamente esclusi. Quella di Thelma è una vendetta muta, un istinto che non riesce a dominare. Un demone abita dentro di lei, si alimenta con i suoi desideri più oscuri, con le passioni nascoste, come quella per una sua compagna di università. I benpensanti non le permettono di condividere il letto con una donna, così scatena l’inferno. Il regista Joachim Trier strizza l’occhio a Brian De Palma, ma evita ogni vena splatter. Il sangue non si vede, i colori sono spenti, e la sofferenza fisica si fonde con quella interiore. I ritmi sono lenti, e i brividi arrivano attraverso i tremori delle mani e le luci a intermittenza. I segreti scatenano le tempeste, le furie omicide, ma forse all’orizzonte esiste ancora un barlume di speranza.



L’energia interiore ha bisogno di essere incanalata, di trovare uno sfogo per diventare qualcosa di positivo. I protagonisti del folgorante esordio di Trier (Reprise) volevano scrivere un romanzo, anche se la gente pensava che fossero senza talento. Oslo 31 si focalizzava sulla necessità di reinserirsi dopo una condanna, dopo l’espiazione degli errori commessi anni prima. In Thelma Trier torna a raccontare la difficoltà di crescere, di scoprirsi adulti, attraverso un horror cinefilo, che si avvicina anche al cinema di Jane Campion e von Trier.

Ma a colpire è lo sguardo innocente di Thelma che, ignara della sua maledizione, cerca di sentirsi parte del mondo. In una delle sequenze più suggestive, la sua voglia di esplodere, di scappare, fa tremare addirittura il soffitto di un auditorium. Intanto attorno a lei nessuno si accorge di nulla, mentre la sua esistenza sembra naufragare.

Thelma è distribuito in Italia da Teodora Film.