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Si alza il vento - La nostra recensione

Miyazaki vola alto con un film che gronda ambizione da ogni fotogramma

09.09.2014 - Autore: Marco Triolo
Un'opera ambiziosissima e visivamente monumentale, capace di appassionare anche quando si ferma a disquisire di dettagli tecnici sulla progettazione degli aerei. Hayao Miyazaki, arrivato al suo undicesimo lungometraggio, non delude: Si alza il vento è un film affascinante e molto, molto personale.



Un lavoro complesso. In parte distante dallo stile a cui Miyazaki ci ha abituato, in parte pregno di tutte le ossessioni dell'autore, dall'amore per gli aerei e la storia del Ventesimo Secolo, alla condanna della guerra e delle sue tremende ripercussioni sul mondo. Si alza il vento è forse il film più adulto in assoluto nella filmografia del maestro giapponese, nel senso che, per la prima volta, non può essere compreso e apprezzato da tutte le fasce d'età. Difficile che un bambino riesca a capire i continui salti tra sogno e realtà o possa appassionarsi alla storia di un comune ingegnere giapponese, diviso tra una carriera folgorante e l'amore per la sua compagna, nonché tra il ripudio della violenza e il suo ruolo nella costruzione di strumenti di morte volante. Come un novello Oppenheimer, Jiro Horikoshi è solamente interessato a progettare aerei sempre più funzionali, ma la sua natura di "artista" dell'ingegneria aeronautica e di inguaribile sognatore si scontra con la necessità del Giappone di raggiungere il livello tecnologico delle nazioni rivali, in un momento storico di grande tensione in cui tutto il mondo attende l'inevitabile conflitto.



Miyazaki prende tutto ciò e lo fa suo: anziché accontentarsi di raccontare un banale biopic, fonde realtà e sogno in un continuo dialogo. Jiro viaggia spesso nei paesaggi della sua fantasia, dove incontra un mentore immaginario, l'ingegnere aeronautico italiano Caproni, che lo incita a dare il massimo e vivere ogni giorno della propria vita come fosse l'ultimo, inseguendo le proprie aspirazioni fino in fondo. Sullo sfondo della vita di Horikoshi si agita un mondo turbolento e in continuo cambiamento, e Miyazaki non lo trascura: anzi, coglie l'occasione per raccontare anche uno straordinario affresco del Giappone dell'anteguerra, tra l'arretratezza tecnologica e sociale e le sue spinte all'ammodernamento e all'occidentalizzazione. Ambizione, si era detto.



Visivamente, Si alza il vento è magistrale: la cura dei dettagli infusa nel design degli aeroplani palesa l'amore per la materia che da sempre Miyazaki dimostra, ed è la prova che questo film è un progetto da lui sognato da molto tempo. Le sequenze oniriche, che pure avrebbero necessitato di qualche sforbiciata, sono particolarmente ricche, perché in esse l'autore può anche concedersi il lusso di sfidare le leggi della fisica. Ma a colpire più di tutto è la trovata di rendere le macchine volanti dei veri e propri esseri viventi che guizzano e respirano, e ciò è accompagnato da un lavoro incredibile sul sonoro, che impiega voci umane per rendere i rumori delle eliche, ma anche il rombo del terremoto che rade al suolo Tokyo nella sequenza iniziale.

Ci sarebbe molto altro da dire su un'opera che forse non sarà in assoluto la migliore di Miyazaki, e forse in parte è penalizzata da una sceneggiatura a tratti zoppicante e poco chiara. Ma di sicuro Si alza il vento non è una brezza passeggiera.

Si alza il vento sarà nei cinema il 13, 14, 15 e 16 settembre distribuito in Italia da Lucky Red.

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