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The Walking Dead, la recensione senza spoiler dell'episodio 7x07

Il dilemma umano del traditore Eugene al centro di una puntata che prepara il campo al finale di metà stagione

The Walking Dead

04.12.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
La lezione di Sasha è centrale nel settimo episodio di The Walking Dead 8, “Time for After”, il pre-finale di metà stagione che si chiude sugli occhi terrorizzati di Rick Grimes (non vi diremo perché, tranquilli).
 
Una doppia lezione, in realtà: ad alcuni Sasha ha insegnato l'abnegazione e il sacrificio per il bene comune. Ad altri l'attesa, la pazienza in nome di una strategia vincente. In entrambi i casi, però, si tratta di lezioni che stanno facendo fatica a insinuarsi nelle menti e nei cuori dei suoi compagni di battaglia. Perché Eugene è ormai totalmente asservito a Negan, anche se fatica a dormire e per mettere a tacere la coscienza deve scolarsi bottiglie di vino. Daryl e Tara invece sono assolutamente determinati a tradire il piano di Rick per velocizzarlo, abbattendo il muro del Santuario con un camion per lasciare entrare i vaganti.

 
L'episodio è quasi completamente incentrato su Eugene, un personaggio ancora più codardo e viscido della sua controparte a fumetti, che dubitava sempre ma alla fine non tradiva davvero. Qui invece Eugene ha già tradito, ovviamente col rimorso di coscienza che, altrettanto ovviamente, alla fine lo farà pentire. Le tappe dell'evoluzione del suo personaggio sono già ben chiare, l'unico dubbio è su quanto tardi avverrà la sua conversione – nel momento della morte? Oppure Eugene si salverà e aiuterà Rick a costruire il nuovo mondo suggerito nel primo episodio?
 
Ma è un po' questo il problema di The Walking Dead, ormai. Nessuno dubita che Rick e i suoi vinceranno la guerra. Certo, c'è un fumetto alle spalle che toglie un po' di imprevedibilità alla serie, ma in passato quest'ultima non ha esitato a prendersi enormi libertà. È chiaro che Rick DEVE vincere, perché noi tutti vogliamo vedere il mondo che verrà. Però, nonostante tutti i tentativi di rendere fresca e movimentata questa stagione, tutto sembra svolgersi un po' col pilota automatico.
 
Va detto che iniziare la stagione con un flashback in cui abbiamo intravisto il futuro senza Negan non è stata una mossa geniale. I lettori del fumetto sapevano già tutto, ma non era necessario farlo sapere anche a chi segue solo la serie. Perché magari, chissà, avremmo anche potuto temere per la vita di Rick, per una volta. In storie come queste, il timore inconscio è fondamentale. Sappiamo tutti che Rick probabilmente non morirà, ma dirlo apertamente è un errore.

 
C'è anche un certo manierismo. Eugene è un personaggio estremamente interessante, peccato che ormai parli solo con quel gergo iper-complicato da leggero autismo, che lo ha trasformato rapidamente nella parodia di se stesso. È insopportabile, e risucchia il pathos da ogni scena. Ciò vale per tutto: The Walking Dead è diventata schiava dei suoi marchi di fabbrica, del production design, dei set, delle location. La storia, per esempio, si svolge ora in Virginia, ma, siccome la serie è sempre filmata in Georgia d'estate, gli scenari non sono cambiati. Mai una volta che si veda la neve, fa sempre caldo come se l'universo di TWD fosse avvolto da un'estate eterna. Alla lunga è diventato un problema perché infonde un senso di sicurezza di cui una serie apocalittica non ha bisogno. Anzi, esplorare gli effetti di un inverno rigido potrebbe essere curioso in questo scenario. Peccato che non accadrà mai.
 
La settimana prossima andrà in onda il finale di metà stagione, “How It's Gotta Be”. Dal trailer si prospetta una battaglia senza quartiere, di certo qualche personaggio ci lascerà la pelle. Speriamo sia anche l'inizio di un riscatto per questa stagione finora deludente.
 
L'ottava stagione di The Walking Dead va in onda ogni lunedì alle 21 su FOX.
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