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The Walking Dead 4: la recensione del finale

Spoiler: si conclude la quarta stagione della serie zombie, tra alti e bassi

The Walking Dead - Andrew Lincoln

31.03.2014 - Autore: Marco Triolo
AVVISO IMPORTANTE: SEGUONO SPOILER SUL FINALE DI THE WALKING DEAD.

È impossibile parlare del season finale di The Walking Dead senza discutere della stagione appena trascorsa. Una stagione caratterizzata da alti e bassi e punita da una struttura sbilanciata, la cui colpa è almeno in parte da attribuire al nuovo showrunner Scott M. Gimple. Ma non è solo sua responsabilità: Gimple ha ereditato una situazione già in parte squilibrata. La terza stagione di The Walking Dead, con la sua enfasi esagerata sul mid-season finale, aveva già in parte assunto la struttura di “due stagioni in una”, cosa che la quarta ha esasperato fino ad appiattire la progressione drammatica della serie.

La quarta stagione di The Walking Dead ha commesso un errore molto presto: quello di riproporre la dinamica prigione-Governatore in una manciata di episodi che, pur se percorsi dall'ottimo arco narrativo dell'epidemia, si sono conclusi con un mid-season finale che pareva una reiterazione moscia del finale della terza. Da lì in poi, come tante schegge impazzite, i protagonisti si sono separati in una serie di puntate con pochissimo peso drammatico, piene di incongruenze con le personalità dei personaggi, risvolti psicologici pacchiani (Beth che vuole farsi un drink come motore di un intero episodio) e tanto già visto. Come se l'indecisione di Gimple su che strada intraprendere si fosse specchiata nella struttura girovaga della serie. La strada per Terminus come ricerca di un obbiettivo ormai perso di vista? Forse il paragone è un po' tirato, ma di certo AMC, forte di ascolti che non sembrano voler calare, si è concessa il lusso di manipolare troppo la serie, cambiando di continuo showrunner e perdendo così in stabilità.



Poi, la luce: nella puntata del 16 marzo, The Grove, torna la profondità psicologica, il peso dell'apocalisse, i conflitti tra i personaggi. Torna un livello di scrittura che fa sperare in un'impennata finale. L'episodio seguente, Us, ha fatto un passo indietro nella scrittura, ma almeno ci ha regalato scene d'azione di buon livello, in attesa di un finale che prometteva fuochi d'artificio.

Ahinoi, non è stato così. Intendiamoci: il season finale è una buona puntata, con ottimi spunti e un paio di sequenze davvero ben fatte. La parte in cui Rick, Michonne e Carl vengono finalmente raggiunti dal gruppo che ha adottato Daryl è cupa e tesa come una corda di violino. La conclusione è addirittura raggelante, con Rick che oltrepassa una soglia che si rifletterà ironicamente nella natura di Terminus: un covo di cannibali che hanno l'abitudine di attirare le loro prede con la falsa promessa di un santuario. La riunione con Daryl funziona, e quando Rick gli dice “sei mio fratello”, gli spettatori di vecchia data non potranno non avvertire un sussulto, e apprezzare la recitazione di un sempre sottile Norman Reedus.

Eppure, quando poi i nodi vengono al pettine, e il gruppo si rende conto che la gente di Terminus non è quello che sembra, tutto si conclude troppo rapidamente. Quando i nostri si ritrovano, finalmente tutti insieme, nel vagone/prigione, la puntata si chiude e non possiamo fare a meno di avvertire un'aria da mid-season finale – come se The Walking Dead dovesse proseguire dopo il break natalizio. E qui sta il punto: come dicevamo, la serie ha ormai assunto una struttura squilibrata, in cui il mid-season conta quasi più del vero finale. Per rimettere le cose in sesto, la terza stagione avrebbe dovuto concludersi con la caduta della prigione e la quarta giocare da subito con la diaspora dei protagonisti. In questo modo, Terminus sarebbe stato il mid-season finale e il resto della stagione avrebbe potuto affrontare le conseguenze.



Resta la frase pronunciata da Rick nell'ultimissima inquadratura, come monito che l'uomo che un tempo disse “Questa non è più una democrazia” non si è dileguato, ma ancora si agita da qualche parte sotto la superficie: “Hanno preso di mira la gente sbagliata”. La frittata è fatta: ora, il gruppo pericoloso in cui non vorresti mai imbatterti non è più quello del Governatore, né quello di Terminus. È la famiglia allargata di un ex agente di polizia con figlio a carico.

The Walking Dead tornerà a ottobre con la quinta stagione.