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The lake house

Primo film hollywoodiano per il 45enne argentino Alejandro Agresti, a cui per l'esordio americano è stato assegnato il remake di "Siworae". Nel cast Sandra Bullock e Keanu Reeves

The lake house

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
La dottoressa Kate Forster (Sandra Bullock) decide di lasciare la sua splendida casa sul lago per trasferirsi in città, dove sta iniziando un nuovo impiego in un ospedale. Il nuovo inquilino della residenza è Alex Wyler (Keanu Reeves), che già conosce l’abitazione ed ha con essa un legame particolare: è infatti stata costruita da suo padre Simon (Christopher Plummer), prima che diventasse un architetto di fama internazionale ed abbandonasse la sua famiglia per dedicarsi solo al successo personale.

Ben presto tra Kate ed Alex si instaura -  attraverso la cassetta della posta che si trova di fronte alla casa sul lago -  una fitta corrispondenza, che avvicina li avvicina e li fa sentire meno soli. La stranezza delle loro lettere è però quella di avere tutte delle date che non coincidono: quelle di Alex sono infatti datate 2004, mentre Kate vive nel 2006. Ben presto i due si accorgono che la casa rappresenta una sorta di ponte temporale, che mette in comunicazione due tempi differenti. Come fare allora a portare avanti un sentimento che si sta trasformando in qualcosa di forte? 

Primo film hollywoodiano per il 45enne argentino Alejandro Agresti, a cui per l’esordio americano è stato assegnato il remake di “Siworae”, un film sud-coreano del 2000. La sceneggiatura della nuova versione è targata Davd Auburn, già autore dello script di “Proof” (id., 2005), adattato da un suo stesso testo teatrale. Evidentemente questo scrittore ha una propensione per il melodramma strappalacrime e vagamente intellettualoide: il problema è che, oltre all’interessante idea di partenza, non c’è quasi nulla che possa destare interesse sia nella storia che nella sua realizzazione. Agresti si dimostra regista di sufficiente abilità nel costruire la solita atmosfera melanconica, ma mediocre tratteggiatore di caratteri, di psicologie. In questo non è per nulla aiutato appunto dalla sceneggiatura, che non approfondisce i protagonisti oltre la mera raffigurazione di figure monodimensionali. In questa superficialità psicologica non ci si poteva certo aspettare che due attori scarsi come Reeves e soprattutto la Bullock facessero miracoli; ma se almeno lui ha la presenza di spirito di accettare la propria età ed i propri limiti attoriali, l’altra continua a vestirsi come una ventenne affetta da “morbo del giunge”, convinta che i mezzitoni (?) della sua espressione maniaco-depressiva vadano oltre il suo sguardo da baccalà. 

Melodramma adatto ad un pubblico deciso a lasciarsi conquistare da facili emozioni, “La casa sul lago del tempo” non offre molto di più che una confezione accurata  - ottime le scenografie di Nathan Crowley. Per il resto il lungometraggio scorre vagamente inerme e poco coinvolgente. Forse con una storia più “forte” e due protagonisti più espressivi Agresti avrebbe avuto maggiori chances di realizzare un’opera convincente. Con questi mezzi a disposizione, il risultato è invece abbastanza deludente.