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The Brothers Grimm

Una vera festa per gli occhi: il lavoro di scenografia, arredamento e costumi è assolutamente eccezionale, come d'altronde è capitato per tutte le opere di Gilliam

I Fratelli Grimm

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
The Brothers Grimm
Usa, 2005
Di Terry Gilliam
con Matt Damon, Heath Ledger, Peter Stormare, Jonathan Price, e Monica Bellucci

Classificare in maniera univoca l’opera di Terry Gilliam è impresa quasi impossibile, oltre che del tutto inutile: in venticinque anni di carriera da regista ci ha regalato alcuni dei film maggiormente iconoclasti e visionari del nostro tempo. La gloria dei suoi successi è però nulla se paragonata al fragore dei suoi clamorosi 'fiaschi': Gilliam non è un cineasta che sappia controllare la sua strabordante vena immaginifica, capace di regalare al pubblico un cinema originale e poliedrico, che rappresenta sempre un rischio continuo per il suo creatore.


Anche quest’ultimo “The Brothers Grimm” ha avuto i suoi problemi, e non sono stati pochi: ritardi ed interruzioni nella lavorazione, e soprattutto enormi vicissitudini con la distribuzione (in America il film è uscito da pochissime settimane, più di un anno dopo il suo effettivo completamento). Nel dover commentare quest’ultima fatica di Gilliam partiamo immediatamente con l’affermare che si tratta di una festa per gli occhi: il lavoro di scenografia, arredamento e costumi è assolutamente eccezionale, come d’altronde è capitato per tutte le sue opere. 
 

La bellissima fotografia, firmata dal tandem Nicola Pecorini/Newton Thomas Siegel valorizza in pieno l’intero allestimento dei numerosi set, che per la maggior parte hanno avuto luogo a Praga e nelle campagne circostanti. Gilliam dirige l’intera operazione con la solita maestria e competenza tecnica, valorizzando senz’altro un gruppo di attori che si sono evidentemente divertiti a recitare in questa pellicola. Dopo aver brevemente raccontato dei comunque numerosi pregi de “The Brothers Grimm” passiamo adesso alle sue pecche, che fondamentalmente sono due: la prima e più visibile è data dalla sceneggiatura di Ehren Kruger, autore di uno script magari anche funzionale ma mai capace di contribuire con una trovata originale o quanto meno spiazzante rispetto agli standard ordinari.


Il secondo difetto del film, che però forse è una constatazione più personale che oggettivamente verificabile, è che si tratta di una pellicola assai meno “ispirata” rispetto ai più potenti lavori di Gilliam. Anche in tutta la sua perfezione tecnica e importanza estetica, “The Brothers Grimm” non possiede minimamente la forza propulsiva  e visionaria di capolavori come “Brazil” (id., 1984), “La leggenda del re pescatore” (The Fisher King, 1991) o “Paura e delirio a Las Vegas” (Fear and Loathing in Las Vegas, 1998). Anche quando ha fallito il colpo, il regista ha sempre dato prova di voler cercare sempre nove soluzioni cinematografiche inseribili in strutture narrative spiazzanti e surreali: in questo film sembra invece mancare proprio la volontà di stupire, di sovraccaricare con un qualcosa di puramente personale la messa in scena.


In molti momenti “The Brothers Grimm” sembra perciò un bel film fatto 'alla maniera' di Terry Gilliam, non un suo lavoro. Rimane lo spettacolo ed il divertimento, che sono indubbiamente di primissimo ordine. Manca l’estro selvaggio di questo poeta visionario, ma per questo forse c’è ancora tempo: sembra che Don Chisciotte stia resuscitando…