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Suspiria, il fascino intramontabile del cult di Dario Argento

Il capolavoro di Dario Argento resta un sempreverde del genere e il remake firmato da Luca Guadagnino è uno dei titoli più attesi della prossima stagione

Suspiria

11.06.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Una notte tempestosa: la pioggia cade a cascata, il vento ulula e il buio nasconde presenze oscure. La protagonista di Suspiria appare sullo schermo con un vestito bianco, mentre attorno a lei regnano le tenebre. La purezza si scontra con il male, con i misteri che racchiude una scuola di ballo dalla storia secolare. Le pareti dell’istituto sono di un rosso acceso, come il colore del sangue, onnipresente nel cinema di Dario Argento. La mattanza non si fa aspettare: una ragazza viene brutalmente pugnalata nelle sue stanze, il suo corpo massacrato ondeggia attaccato a un cappio nel salone principale. La sua amica viene trafitta dai vetri che piovono dal soffitto, le sue richieste d’aiuto non sono state ascoltate. Muore l’innocenza, risorgono gli inferi. La macchina da presa indugia sui particolari raccapriccianti, sulle esplosioni di violenza da cui non si può sfuggire. Le luci cremisi e azzurre creano un’atmosfera soprannaturale, in un sabba di suoni e sfumature.



Per i corridoi risuonano le urla delle vittime, le risate delle streghe, pronte a scatenare ancora una volta il loro potere. Sono i dettagli ad alimentare l’orrore: le ombre sul muro, una mano che si appresta a sgozzare la studentessa di turno e gli sguardi che lanciano tacite maledizioni. Una delle sequenze più inquietanti è quella dell’omicidio del pianista cieco. La città è deserta, si sente solo il rumore dei passi dell’artista. Poi voci di donne, un corvo che scende in picchiata e un cane che perde la testa e azzanna il suo padrone. Lo riduce a brandelli, la polizia non può fare nulla. Intanto l’iconica colonna sonora dei Goblin per un attimo trova pace.

L’atmosfera è allucinata, in lontananza si sentono rulli di tamburi, tuoni, ruggiti e musica elettronica. Brividi. L’angoscia si impossessa della platea, in quello che forse è il film più sofisticato di Dario Argento. Qui abbandona i meccanismi del giallo (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, 4 mosche di velluto grigio e naturalmente l’imprescindibile Profondo rosso) per abbracciare l’horror più classico. La casa ricorda quella di Rosemary’s Baby, il cadavere posseduto sul finale potrebbe essere un omaggio a L’esorcista, il pipistrello è un’eco di Hitchcock, e il mostruoso maggiordomo che viene dalla Romania è figlio dell’immaginario di Dracula. Ma Suspiria non è un gioco cinefilo, per molti è il capolavoro del regista, a cui non sarebbe mai più riuscito ad avvicinarsi. È il primo capitolo della trilogia delle tre madri, che si completa con Inferno e il dimenticabile La terza madre.



Oggi Suspiria affascina ancora. Nel 2017 è tornato in sala restaurato in 4K per festeggiare i suoi quarant’anni, e molto probabilmente il remake, diretto da Luca Guadagnino, sarà alla prossima Mostra di Venezia. La febbre da Suspiria non si abbassa, anzi sembra crescere nel tempo, coinvolgendo le nuove generazioni. Il pubblico ha bisogno di affrontare la paura, di esorcizzarla attraverso la magia del grande schermo. Forse è questo il segreto di un cult ormai intramontabile.

GUARDATE IL TRAILER DEL REMAKE DI SUSPIRIA.