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Speciale "The Millionaire"

"The Millionaire" è una delle pellicole più interessanti dell'anno che potrebbe essere la vera sorpresa ai prossimi Oscar. Ne abbiamo parlato col regista, il grandissimo Danny Boyle.

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04.12.2008 - Autore: Pierpaolo Festa
E’ stato Godard a dire che per fare un buon film c’è bisogno solo di una donna e di una pistola. A me le pistole non sono mai piaciute, e allora qualche volta metto in scena la storia di una donna e di una borsa piena di soldi” – A parlare è Danny Boyle, uno dei registi più interessanti in circolazione. Sono 13 anni che si dedica al cinema e, nel corso di questo periodo, ci ha offerto delle pellicole notevoli e dei piccoli esperimenti interessanti. Da “Piccoli omicidi tra amici” a “Trainspotting”, da “Una vita esagerata” a “Millions”, passando per il magnifico “28 giorni dopo” fino al fantascientifico “Sunshine”. Un solo passo falso… “The Beach”, la prima pellicola interpretata da Leonardo DiCaprio nell’era post-Titanic. “Quello è un perfetto esempio degli errori che si possono fare quando hai tanti soldi nel budget” – ha sempre detto il regista.

Da domani potremo vedere in sala il suo “Slumdog Millionaire”… semplicemente intitolato in Italia “The Millionaire”, una storia d’amore ambientata in India sullo sfondo del programma “Chi vuol essere milionario?”. Lo abbiamo incontrato per parlare della sua filmografia in generale e di quest’ultima opera, una delle più notevoli.

Questa volta ha messo in scena una vera favola. Come mai ha utilizzato questo tono da melodramma estremo?
E pensare che gli indiani che lo hanno visto volevano ancora più melodramma. Loro sì che sono estremi! Ironicamente per catturare l'attenzione del pubblico, devi essere estremo. Ecco il perché a Hollywood spopolano i film sui supereroi e i fantasy, perché ti offrono un irrealismo estremo. Questo film, invece, è il massimo in quanto a realismo estremo… questo è il vantaggio che ti offre Mumbai.

Sono passati 13 anni dal suo primo film per il cinema. Nel corso di questo periodo lei ha continuamente cambiato genere. Come mai tanta versatilità?

Ritengo che i primi film di ogni regista siano sempre i migliori. Quindi cambiando genere ogni volta è come se uno ricominciasse sempre da capo. Se penso ai registi che mi piacciono come i fratelli Coen o Steven Soderbergh sono proprio film come Blood Simple o Sesso, bugie e videotape i miei preferiti. Detto questo quello che mi prefiggo, ogni volta che mi metto a dirigere un film, è di fare il miglior film possibile. E il primo film di un regista, spesso – certo non è una regola – è il migliore. Io proporrei il Festival delle Opere Prime. Perché quando sei in quella condizione sei più genuino, fresco, coraggioso, onesto e non hai paura di osare. Quindi hai buone possibilità di realizzare un ottimo film. Mentre se giri sempre lo stesso film magari migliori nella tecnica ma non farai grandi passi avanti.

Tornando a “The Millionaire”, ci racconti come è nato il progetto…

Per prima cosa ho letto la sceneggiatura. Slumdog Millionaire è tratto da un romanzo di Vikas Swarup, intitolato “Le 12 domande”, che però ho letto dopo avere accettato di fare il film. All’inizio, quando mi è stato proposto, mi hanno detto che si trattava di raccontare la vita di un ragazzo indiano con il sogno di partecipare alla trasmissione Chi vuol essere milionario? Ho pensato: ‘e io che c’entro con tutto questo?’. Poi, quando ho letto lo script di Simon Beaufoy (che tra l’altro è lo sceneggiatore di "Full Monty" un film che io ho adorato) ero immediatamente rapito da Jamal e da tutta la storia. Così ho accettato.

Come si spiega l’ottima accoglienza che il film ha avuto negli Stati Uniti?

In un primo momento ne sono rimasto molto sorpreso perché ho sempre pensato che fosse un film lontano dai gusti e dagli interessi degli americani. Riflettendoci, in seguito, ho capito che quello che piace al pubblico è il sogno. La vicenda di un ragazzo che arriva letteralmente dalle stalle alle stelle e che, soprattutto, ritrova l’amore della sua infanzia. Inoltre c’è tutto il discorso di Bollywood. Hollywood e Bollywood si stanno studiando a vicenda. Se pensate che la società di Steven Spielberg è stata acquistata da uno studios di Bollywood, che la Disney ha appena finito di realizzare un cartone in lingua indi e che, in un anno che ho girato a Mumbai, Will Smith è venuto due volte per sopralluoghi… Capite che sono due realtà più vicine di quello che uno pensa. Inutile poi dire che in India vanno pazzi per le loro star ma anche per gli attori americani, quindi il pubblico è molto sensibile a possibili avvicinamenti tra questi due mondi.

Si dice che il suo film sarà certamente candidato agli Oscar…

Non ne sono proprio sicuro in realtà, perché non so niente di preciso se non appunto delle voci. Magari, spero che saremo dentro il teatro a Los Angeles. Anche se ci metteranno nelle ultime file mi auguro che il film possa entrare nella cinquina per qualche candidatura. Mi piacerebbe portare Anil Kapoor, che nel film fa il presentatore del quiz, a Hollywood. Lui che, nel suo paese, è venerato come una star americana. E’ davvero famosissimo e la gente lo adora. Sarebbe un bel colpo andare con lui agli Academy Awards.

Vi ricordiamo che “The Millionaire”, vincitore del premio del pubblico al Festival di Toronto, arriverà nelle sale da domani in 120 copie, distribuito dalla Lucky Red.

Per saperne di più

Leggete la nostra recensione
E date un’occhiata ai progetti futuri di Danny Boyle

 

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