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Sole cuore amore - La recensione del nuovo film di Daniele Vicari

Isabella Ragonese è la protagonista di un dramma che racconta la perdita di certezze dell'Italia della crisi

Sole cuore amore

15.10.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Raccontare la quotidianità non è impresa facile, perché il rischio sempre in agguato è quello di raccontare troppo, di trasformare la realtà in un melodramma o di eccedere con la manipolazione per dare forza alla propria tesi. Sole cuore amore, il nuovo film di Daniele Vicari, commette proprio questo errore: è un film che, anziché osservare la vita quotidiana di due donne in parallelo, ne manipola gli eventi e le fa interagire sino a una conclusione di comodo, un finale ad effetto che ha il solo scopo di far passare senza mezzi termini e senza sottigliezza il MESSAGGIO, tutto maiuscolo.


 
La storia di Sole cuore amore è, come già accennato, doppia: da un lato c'è Eli (Isabella Ragonese), madre di quattro figli con marito (Francesco Montanari) disoccupato, che ogni giorno fa la spola tra Ostia e Roma per lavorare in un bar; dall'altro, Vale (Eva Grieco), ballerina e performer tormentata dal rapporto con la madre e da una sessualità incerta. Le due donne si danno una mano per superare gli ostacoli che la vita mette loro davanti ogni singolo giorno.
 
C'è dunque tutta la difficoltà e l'incertezza economica, sociale, famigliare dell'Italia del dopo crisi. La necessità di dare spazio alla quotidianità nasce proprio dall'esigenza di mettere le carte in tavola così come sono, eppure Vicari vorrebbe dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato c'è il normale, il quotidiano, dall'altro una tesi che il regista ha bene in testa e che intende portare a compimento in un finale, come detto, piuttosto drastico e forzato. Il guaio è che Vicari è talmente serioso, talmente determinato a realizzare un film “impegnato”, da dimenticarsi che il quotidiano non è sempre fatica e tristezza, perché l'essere umano, anche messo con le spalle al muro, sa ridere in faccia alle difficoltà. Non che i suoi personaggi non ridano, è che Vicari non sa ridere con loro, non è capace di trovare l'umorismo nelle situazioni più impensate come fa Kenneth Lonergan nel magistrale Manchester by the Sea, visto ieri alla Festa del Cinema di Roma. Il regista li riprende mentre ridono ma sembra quasi di poterlo vedere, dietro la macchina da presa, mentre con sguardo disincantato compatisce i suoi personaggi. In conferenza a Roma, Vicari ha fatto notare come molti dei capolavori del cinema italiano del secolo scorso raccontassero proprio la quotidianità. È vero, ma erano capaci di mescolare risate e lacrime per restituire un ritratto molto più veritiero degli italiani.

 
Peccato perché Isabella Ragonese e Francesco Montanari sanno infondere una grande umanità ai loro personaggi, ma non vengono supportati da un film il cui impianto è abbastanza ripetitivo e le cui immagini non restano impresse come dovrebbero. È incredibile che Vicari sia lo stesso regista che, pochi anni fa, ci ha consegnato un'opera matura e convincente come Diaz. Quasi che allora si fosse lasciato andare più a una narrazione di pancia e stavolta abbia permesso al cervello di dettargli il film. Ma è nell'equilibrio tra i due che sta il grande cinema.
 
Sole cuore amore è distribuito da Koch Media.