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RoboCop - La nostra recensione

Un'interessante operazione quella di Padilha, ma il RoboCop dell'anno 2028 non completa la sua missione.

RoboCop

17.02.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Di remake sono piene ormai le sale cinematografiche, e - ormai - dopo i primi casi che han potuto approfittare di una sorta di 'verginita' critica' ogni nuova riedizione di grandi classici della commedia, dell'horror o della fantascienza vengono accolti preventivamente da un certo sospetto e scetticismo. Spesso non a torto. Lo stesso accade con questo RoboCop, ma a prescindere da sue proprie responsabilita'.



Il film di Paul Verhoeven d'altronde era un oggetto ideale da dare in pasto alla macchina del remake, con il solito battage iniziale di grandi nomi contattati per il ruolo principale. Marketing, si sa. Anche perche', con il 'senno di poi' Tom Cruise, Johnny Depp, Keanu, Michael Fassbender e Russell Crowe avrebbero fatto probabilmente figura peggiore di quella del piu' che convincente svedese Joel Kinnaman. Capace di recitare solo con il viso e probabilmente - insieme a Gary Oldman - la sorpresa piu' piacevole della visione del film (insieme alla scena in cui l'eroe ci viene mostrato dopo l'incidente).

Per il resto, e senza farsi condizionare da sciocchi confronti con un film di quasi trent'anni fa (quando ancora andavano di moda le leggi della robotica di Asimov piu' che i protocolli di sicurezza), RoboCop resta un prodotto ben confezionato, ma con qualche superficialita'. In alcuni casi proprio in quegli elementi che ci si aspetterebbe fossero colonne portanti di un film del genere, anche considerato il regista impegnato (il Jose Padilha di 'Tropa de Elite'): le scene di azione. I combattimenti sono molto freddi e concentrati, quasi da videogioco, e non aiutano a tenere alta una tensione che forse si intendeva affidare alla parte politica.



Gli spunti in questo senso non mancano, per altro attualizzati con intelligenza: le strategie monopolistiche delle multinazionali piuttosto che il mero interesse economico-immobiliare e la loro collusione con la politica, la forza manipolatoria dei media, anch'essi condizionati da interessi e apparentamenti, ma soprattutto un (nemmeno tanto) implicito rimando alle tante polemiche sui droni da combattimento. Ma per quanto la maggior consapevolezza di se' che caratterizza (e circonda) il cyborg di Kinnaman comporti un interessante ulteriore - pur se gia' visto - conflitto interiore, questo (conflitto) come quello piu' generale restano piuttosto lasciati alla valutazione dello spettatore e subordinati a uno sviluppo che come detto non sembra riuscire a evidenziare i suoi punti di forza.

Di certo non riscontrabili nella scelta di una controparte malavitosa forse troppo 'vintage' (e simile al precedente) e in certi eccessi didascalici ripetuti piu' e piu' volte prima dell'epilogo diremmo eccessivamente conciliatorio. Alcuni momenti dell'agente Murphy in versione automa strappano inevitabilmente il sorriso (come per le opzioni offerte al criminale fermato o la conclusione dello scontro di 'test'), ma complessivamente anche humor e ironia non risiedono da queste parti. E in questo senso, e' un vero peccato che nella versione italiana si perda il riferimento - a meno di non riconoscere la canzone - all'Uomo di Latta del Mago di Oz.


RoboCop e' distribuito in Italia da Sony Pictures.