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Ritorno al Marigold Hotel – La nostra recensione

Il tema del revival della terza età non convince come nel primo capitolo della "saga" 

Ritorno al Marigold Hotel

28.04.2015 - Autore: Alessia Laudati
Dopo Marigold Hotel, che nel 2012 riuscì ad attirare un ottimo successo di pubblico attraverso la raffigurazione tenera e comica di un gruppo di pensionati britannici in ritiro spirituale e fisico in Jaipur, Ritorno al Marigold Hotel, sempre diretto da John Madden, prova a inoltrarsi ulteriormente nella descrizione dell’universo Terza Età.

Se nel primo capitolo l’originalità del film era scaturita dalla capacità di rappresentare con forza un gruppo di maturi ultrasessantenni capaci di percepire la vecchiaia come momento di gioia e possibilità, in questo immaginario prosieguo della storia, l’atmosfera unica e graffiante del Marigold Hotel si perde in un ritratto melò e sdolcinato, decisamente hollywoodiano, delle relazioni over 60.



Partendo dal principio, l’architettura della nuova versione confonde nuovi e vecchi personaggi. Ritroviamo i tradizionali membri del cast, che scopriamo aver deciso di trasferirsi stabilmente al Marigold, tra cui Judi Dench, Maggie Smith e Bill Nighy, e nuovi personaggi. Tra tutti, un Richard Gere sempre piacente qui nei panni di un maturo scrittore in cerca di opportunità in India.

Eppure, nonostante il notevole dispiegamento di attori, mezzi e budget, il film perde corpo, si snoda in una moltitudine di sotto trame poco convincenti, a volte persino caotiche nel loro dipanarsi, che trasformano i personaggi in macchiette stereotipate e melense senza che nessuna verve sia tratta dal ritmo collettivo della storia. C'è la bravura indiscussa degli attori, ma il risultato finale delude, perché la volontà di riflettere sul terzo periodo della vita, per darne poi un’immagine positiva e lontana dai cliché di un cinema che muore, in termini di storie e personaggi, dopo la cinquantina, si perde in un film dal corpo hollywoodiano, dove allo spettatore non vengono risparmiati cliché di ogni tipo che non esulano nemmeno dalla raffigurazione dell’India bollywoodiana e ingentilita dalla danza.



Tra storie un po’ usurate e un buonismo all’acqua di rose, si salva invece il puro umorismo del bravo e sempre arguto Dev Patel. Anche lui eredità del primo capitolo, ma unico personaggio sanguigno in una rappresentazione poco convincente delle relazioni ai tempi della terza età. 

Il Marigold Hotel ritornerà nei cinema il 30 aprile, da 20th Century Fox.