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Rachel - La recensione, Rachel Weisz seduce Sam Claflin in un ottimo thriller d'epoca

L'attrice protagonista del film tratto dal romanzo Mia cugina Rachele

14.03.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Gli amanti avvelenati rimangono un sempreverde hitchcockiano, che a rotazione i registi in cerca d’ispirazione tentano di riproporre con qualche originalità. In Notorious Ingrid Bergman rischiava di perdere la vita per una serie di malsani caffè. Nel cinema di oggi Sofia Coppola ha utilizzato i funghi contro Colin Farrel ne L’inganno, e anche Paul Thomas Anderson fa preparare alcune “frittate maledette” per riscaldare il focolare nel suo capolavoro Il filo nascosto. Ma per una volta il maestro del brivido non viene citato a sproposito. 


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Rachel è tratto dal romanzo Mia cugina Rachele di Daphne du Maurier (edito da Neri Pozza), la stessa autrice di Rebecca, la prima moglie, portato sul grande schermo proprio da un Hitchcock particolarmente ispirato. Del film era già stata realizzata una prima versione diretta da Henry Koster nel 1952, con Olivia de Havilland e Richard Burton al suo debutto a Hollywood. Ma Roger Michell non teme confronti e attinge dal libro solo quel tanto che gli serve per girare il suo Rachel. Le storie d’amore lo hanno sempre affascinato. La maggior parte del pubblico lo ricorda per Notting Hill e l’iconica coppia glamour formata da Julia Roberts e Hugh Grant, la diva e il libraio, entrambi bellissimi per non riuscire a stregare una platea che crede alle favole. Questa volta la passione si ribalta, diventa torbida e amara: non è più una love story da fotografi e tabloid, ma un incubo sotto il sole della Cornovaglia
 
L’oscuro oggetto del desiderio è una candida Rachel Weisz, il dubbio che si è fatto donna. È colpevole? È innocente? Ce lo domandiamo fin dalla prima inquadratura, proiettati in un vortice di menzogne e verità così intricate da non riuscire a distinguerle. L’intero film è una metafora dell’amore stesso, a tratti respingente e spesso incontrollabile. Si trasforma in un fiume in piena, frutto di un immaginario gotico alla Walpole e alla Mary Shelley. Ma non ci sono mostri, solo uomini che tutti i giorni devono combattere con i loro fantasmi, rischiando di perdere l’anima. 


Il palazzo nobiliare della famiglia Ashley domina il paesaggio, e dovrebbe essere l’unico rifugio sicuro in un mondo pieno di pericoli. Invece è al calore del fuoco che si scoprono i lati deformi dell’umanità, quando le porte intarsiate si chiudono agli ospiti e la notte cala sui merletti e i baldacchini. Dimenticate le atmosfere cupamente romantiche costruite da Jane Austen ed Emily Brontë: qui siamo più vicini a Lady Macbeth di William Oldroyd, alla dark lady che agognava la libertà attraverso la perversione e cercava di affermare se stessa avvolgendo lo stalliere tra le coperte, scaldandolo con il suo corpo. Rachel si nasconde dietro a un falso sorriso o forse è sincera, piena di bellezza e imperfezione.

Le due sono uguali e diverse, potrebbero specchiarsi l’una nell’altra e riconoscersi “cugine” nella tempesta. Sullo sfondo: splendidi panorami, le pennellate di Constable e Turner, che si inseguono fino al mare. Un ottimo thriller con venature horror, che sa intrattenere lo spettatore come ai vecchi tempi, con una solida trama e personaggi appassionanti.

Rachel, in uscita dal 15 marzo, è distribuito da 20th Century Fox.