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La recensione di Quello che non so di lei, Roman Polanski ha girato un altro film disturbante 

Il thriller psicologico, interpretato da Eva Green ed Emmanuelle Seigner, è co-sceneggiato da Olivier Assayas

28.02.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Le donne raccontate da Roman Polanski stregano con lo sguardo, sono avvolte da un’aura di mistero, e trasportano lo spettatore in un mondo dove bene e male si fondono in un unico corpo. Accadeva in Rosemary’s Baby, dove ancora oggi ci chiediamo se ci sia veramente un bambino nella culla. Non si può distinguere la verità dalla menzogna, rimane soltanto il dubbio. Lo stesso del minore Venere in pelliccia e del più riuscito L’uomo nell’ombra, di cui Quello che non so di lei è l’immagine speculare.


 
In entrambi il regista rimane affascinato dal potere della scrittura, dalla capacità di narrare storie di finzione attraverso le pagine di un libro. Polanski tesse ragnatele, porta la fantasia nel quotidiano, giocando con l’inquietudine e le paure che si annidano nell’inconscio. Chi è L’uomo nell’ombra? Chi si nasconde dietro alla biografia di un personaggio famoso? Nel film del 2010 era Ewan McGregor, un professionista senza nome pronto a immergersi nel fango della politica, in una realtà di complotti, minacce e sospetti.
 
In Quello che non so di lei, il cui titolo originale non a caso è D’après une histoire vraie (Da una storia vera), nell’oscurità c’è Eva Green: bella, sinuosa e fatale. Trasuda determinazione, violenza, ed è la mattatrice assoluta di un thriller psicologico disturbante, partorito anche dalla mente di Olivier Assayas (co-sceneggiatore insieme a Polanski). Il regista intrappola i suoi personaggi (la Green ed Emmanuelle Seigner) in luoghi chiusi, senza dar loro la possibilità di respirare. Costruisce una geometria di inquadrature di rara pulizia, senza manierismi, con una sobrietà sempre più rara al tempo di internet e degli smartphone. Riprende la metafora di Misery non deve morire, quel claustrofobico rapporto tra fan e romanziere, tra aguzzino e vittima. Ma si spinge oltre, lo aggiorna

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Le torture fisiche si spostano verso la mente, verso i desideri più reconditi, e si trasformano in una serie di perversioni surreali. L’autrice non è inchiodata al letto da un’agghiacciante Kathy Bates, ma forse è lei stessa la fonte delle sue sofferenze, in un mondo fatto di incubi, che non lascia tregua a chi prova a fermarsi anche solo per un istante. La “sindrome da pagina bianca” gli editori non la accettano più. Bisogna continuare a scrivere, a confezionare idee per il grande pubblico. Le protagoniste sono le due facce della stessa medaglia, gli opposti che alla fine si attraggono, per unirsi in un’anima sola. Ancora una volta il diavolo e l’acqua santa, la razionalità contro la follia.

Quello che non so di lei disturba, mette i brividi. Non vuole essere visivamente sontuoso come Tess, che si avvaleva di un finale tra i monoliti di Stonehenge, ma brilla di luce propria anche nel crepuscolo di un appartamento. Il colpo di scena è dietro l’angolo. “La gente vuole la realtà, non la finzione”, chiosa Eva Green mentre prepara il suo gioco al massacro. Ma sarà vero? In una società di “cannibali”, pronti a sbranare il più debole, sembra che l’unico rifugio sia la fantasia.   
 
Quello che non so di lei, in uscita l'1 marzo, è distribuito da 01 Distribution.