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Porno e libertà - La nostra recensione

Spunti graffianti sul finale e un po' di debolezza nella struttura per un film presentato al Biografilm Festival 2016 e comunque da vedere

24.06.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Ironicamente, in Porno e libertà la riflessione più interessante arriva negli ultimi dieci minuti del film. La ispirano le parole del giornalista Giampiero Mughini e della filosofa Helena Velena e il tema è quello dell'identità del porno attuale. Solo per l'importanza dei concetti espressi in questo momento il documentario è un lavoro che va visto persino al di là della sua fattura piuttosto semplice. 
 
Il giudizio del giornalista sul sex tape di Paris Hilton e di conseguenza sul porno mainstream, è implacabile. “Paris Hilton ha un’espressione di vuoto. Nella sua testa non sta succedendo nulla. É forse la sequenza meno erotica dell’intero Occidente. Il presupposto dell’erotismo è che nella tua testa stia succedendo di tutto. Fiamme e fuoco. Grazie a Dio.”. Sulla sua stessa riga di pensiero Helena Velena: “La società della merce, dello spettacolo, è riuscita a contenere e togliere quella capacità sovversiva e vibrazionale che prima avevano il sesso e il porno.”. 

 
In un documentario - firmato dal regista Carmine Amoroso - che ha l’ambizione di raccontare il distaccamento autonomo di una legione di pornodive, politici, registi e attivisti che nell’Italia degli anni ’70 usavano la pornografia come strumento di liberazione del sesso dalla morale borghese, censoria quando non univocamente omologante, queste affermazioni sanno un po’ di resa incondizionata. 
 
Eppure sono voci autentiche - non solo le loro - che denunciano come quell’ondata di controcultura dei costumi che il porno rappresentava, è che è il focus del documentario, una volta approdata sul mercato di larga scala sia stata assorbita e successivamente trasformata in qualcosa di profondamento diverso e meno rivoluzionario rispetto alle proprie origini. In poche parole, un prodotto del desiderio ma massificato, che più che essere libero, unico, come l'incontro tra due sessualità differenti, si ripiega al massimo sull'appiattimento dei modelli di riferimento - meccanismo così essenziale per la sopravvivenza economica e sociale del sistema stesso. 
 
Peccato che poi nel film ci sia poco spazio lasciato a questa tesi; e che per gran parte del tempo esso si dedichi alla ricostruzione di quegli anni di lotte politiche e sociali che portarono persino una outsider come Ilona Staller a essere eletta in Parlamento. Porno e libertà guarda al passato insomma; e non sarebbe nemmeno un difetto se in questo tentativo riuscisse a calarci con convinzione nelle atmosfere di ieri. 
 
Invece, l'alternanza di interviste a personaggi chiave che in quegli anni fecero porno in molti modi, Riccardo Schicchi, Lasse Braun, Ilona Staller, poi Judith Malina fondatrice del Living Theatre, a uso disinvolto di filmati d’epoca, risulta essere una soluzione non particolarmente creativa e un po' didascalica; vista anche la varietà di dimensioni culturali e personali che il fenomeno tocca.



Malgrado ciò, non siamo di fronte a una operetta. Si tratta comunque di un documentario coraggioso; e le sue piccole dimensioni, che testimoniano uno sforzo importante poi approdato su scala ristretta, spiegano forse in parte le resistenze ideologiche nei confronti di argomenti - sessualità, sesso, eros, desiderio - che invece dovrebbero essere fonte di interesse e dibattito su larga scala. 
 
Altrove invece, ci sono veri e propri guizzi. Come la decisione di utilizzare le belissime foto di Riccardo Schicchi per dare forma a quello che fu un linguaggio erotico basato sulla potenza figurativa di determinate suggestioni anche molto sosfisticate. Ancora, di nuovo la presenza di un crepuscolare Schicchi, già affaticato dalla lunga convivenza con il diabete, che con la sua immagine malinconica ben si sposa all’amarezza dell'idea finale. Ovvero quella che crede che a tramontare oggi sia stato un sogno di liberazione – in fase di radicale epilogo – deviato dal suo percorso iniziale in favore di un demone chiamato consumismo e omologazione culturale. 
 
Porno e libertà, uscirà in sala il 24 giugno distribuito da I Wonder Pictures. 
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