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Oldboy - La nostra recensione

Spike Lee tenta di rifare il cult di Park Chan-wook, ma senza successo

Josh Brolin in Oldboy<br>

08.12.2013 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
Primo indizio: Oldboy. Se c’è un film che ha entusiasmato il pubblico occidentale nel passato recente è stato di certo il capolavoro diretto da Park Chan-wook nel 2003 con una raffinatezza stilistica che ha sdoganato l’iperrealismo in tutta la sua potenza espressiva. Uno dei pochi, autentici cult-movie dello scorso decennio...



Secondo indizio: Josh Brolin. Dopo anni di gavetta il quaranticinquenne attore è diventato un dei volti più apprezzati e affidabili del cinema americano contemporaneo. Da Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen, a Milk, W., American Gangster, nella valle di Elah, Il Grinta. E il prossimo Labor Day di Jason Reitman (che abbiamo visto al Festival di Toronto).

Terzo indizio: Spike Lee. La forza dell’autore di Fa’ la cosa giusta e Malcolm X è stata sempre quella di non tirarsi indietro di fronte a nuove sfide creative, di qualsiasi tipo. Un regista coraggioso nel raccontare storie scomode, che spesso altri cineasti non volevano (o sapevano) mettere in scena, e continuare a fare il SUO cinema, capace di corrodere la superficie benpensante e ipocrita della società americana contemporanea.

Bastano questi tre indizi per fare del nuovo Oldboy un grande film? Vorremmo poterlo scrivere… Ma l’attesa spasmodica dei cinefili, il susseguirsi di notizie durante la lavorazione a New Orleans, le illazioni infinite sulla storia e gli eventuali (pochi) cambiamenti apportati dal nuovo sceneggiatore Mark Protosevich, sembrano in definitiva aver 'partorito' il classico topolino…



La sensazione più spiacevole nel vedere il risultato è che Spike Lee abbia costruito un puzzle senza essere interessato al quadro complessivo che ne sarebbe scaturito. L’estetica di molte scene, da quelle di passaggio alle più importanti, risulta scollata quando non addirittura contraddittoria. Ondivago sia nel ritmo della narrazione che nella delineazione approssimativa dei personaggi, il nuovo Oldboy appare un prodotto assemblato con malcelata pigrizia creativa, anche quando avrebbe dovuto spingere sull’acceleratore del discorso sia visivo che contenutistico. Dove l’originale osava, provocava, creava cinema in grado di scuotere, questo remake invece lascia distaccati, persi stancamente dentro una messa in scena priva di forza propositiva.

A chi attribuire la responsabilità della disfatta? Difficile dirlo. Probabilmente in primo luogo a chi ha avuto la malaugurata idea di tentare di rifare un film dirompente e perfetto qual era quello di Park. Una partita persa in partenza, che sarebbe forse stato meglio non giocare di nuovo.

Oldboy, in uscita il 5 dicembre, è distribuito in Italia da Universal.
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