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Oculus - La nostra recensione

Intrigante a tratti e ritmato, ma meno sostenuto da una storia troppo al servizio della messa in scena.

Oculus

12.04.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Non c'e' scampo nell'orrore di Mike Flanagan, che gia' in passato aveva portato sullo schermo ben altri fantasmi e diverse angosce… Sanita' mentale, memoria, ciclicita' e legami familiari sono elementi che tornano nella sua cinematografia, anche se forse non erano mai stati connessi tra loro con tanta forza, anche espressiva.



In Oculus quello che si vede, o meglio che 'appare', e' tutto. Usuale, visto il genere, si dira'… Vero, anche se il regista di Salem (proprio cosi') deicde di puntare su questo tutte le sue fiches. Il racconto di una famiglia distrutta da un oggetto posseduto - in questo caso, come noto, un grande specchio antico - ha avuto molte declinazioni, eppure il ritmo e la suspance di questa versione sono i motivi per consigliarla.

Di contro si sente la mancanza di qualcosa di piu' a livello di sviluppo dell'intreccio e della narrativa, piuttosto fini a se stesse e limitate a un - comunque pregevole - intreccio niente affatto facile da sostenere. Sin dall'inizio della storia osserviamo infatti, e scopriamo, il lungo scontro dei due fratelli Kaylie e Tim Russell con lo specchio maledetto. Li seguiamo attraverso il tempo e lo spazio, due concetti che vengono stravolti dall'oggetto in questione, capace di creare illusioni letali e di costringere le sue vittime in un loop infinito, prigione dalla quale sembra impossibile scappare. Da vivi.



In questo senso, la claustrofobia e l'impotenza create dal reiterato 'correre in circolo' dei due e' merito e colpa insieme del film. Che' sicuramente e' raggiunto l'effetto voluto di trasmetterle, ma a parte l'attenta coreografia di sovrapposizioni temporali e spaziali poco resta ad avventura terminata. Soprattutto dopo un finale che, oltre a sottolineare ulteriormente la circolarita' dell'incubo, non fa molto per non lasciare insoddisfatti.

I personaggi stessi, non hanno un 'corpo' indimenticabile. Dai genitori, piuttosto stereotipati e spesso didascalici (soprattutto nelle dichiarazioni paterne sui propri demoni), alla coppia di protagonisti, la cui presenza seducente rimane molto superficiale e non coinvolge. Come forse riesce di piu' ai due bambini che si sostiuiscono loro nelle parti di flashback, anche se un po' troppo presenti.

Insomma, se cercate soddisfazione formale, non perdete questo Oculus. Un buon film di genere nel quale la sostanza sembra risiedere - paradossalmente - nella tecnica rappresentativa. Per il resto, come spesso accade, 'tutto torna', anche se nella vita non c'e' il montaggio ad aiutare...


Oculus e' distribuito da M2 Pictures a partire dal 10 aprile 2014.

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