Avevamo plaudito a Lo stagista inaspettato con cui Robert De Niro sembrava aver trovato una dimensione ideale in questa sua recente vena comica, troppo bistratata in genere, misconosciuta quando - come nel caso del film di Nancy Meyers - riesce a funzionare venendo sfruttata nel modo migliore. Forse riduttivo, il finire per apprezzarlo solo quando un attore del suo livello si riduce a interpretare se stesso, anziano signore ricco di esperienza e lezioni da elargire, ma certo che la strada intrapresa da Dan Mazer in questo Nonno scatenato non sembra essere una alternativa accettabile.
D'altronde la mano della regista di È complicato e Tutto può succedere non si improvvisa, come rende evidente il secondo lungometraggio (dopo A prova di matrimonio del 2013) del già produttore e sceneggiatore di molte fatiche di Sacha Baron Cohen. Come dovrebbe essere altrettanto evidente il differente effetto che certe gag fisiche o eccessi di volgarità facciano se portate in scena da Borat, Bruno e Ali G o dal settantaduenne Bob.
Non che De Niro non possa confrontarsi con registri diversi, come detto (e come dimostra la sua storia), ma semplicemente non diverte vederlo dimenarsi dietro la affascinante 'portoricana' Aubrey Plaza né aggiunge molto al film assistere al suo scimmiottare il Jack Byrnes di Ti presento i miei. Difficilmente per altro avrebbe potuto rivelarsi fondata la speranza di creare un effetto straniante capace di creare un corto circuito positivo, in sé e nei duetti con un Zac Efron che da tempo non vedevamo così impacciato e a disagio nel ruolo.
I problemi di scrittura - oltre che di regia - sono evidenti e si confermano nell'inevitabile confronto con il suo precedente Cattivi vicini (del quale vedremo presto in sala il sequel 'Sorority Rising'). Ma lo stesso titolo originale, "Nonno zozzone" (come avrebbe dovuto chiamarsi anche la versione italiana, prima del tentativo in extremis di salvare il salvabile), era tale da rendere chiara la deriva prevista dal racconto di questo road trip tra il pedagogico e il 'coming of age'. Un viaggio che avrebbe avuto bisogno di altri piloti, altri mezzi e differenti percorsi.
Nonno scatenato, in sala dal 13 aprile 2016, è distribuito da Eagle Pictures
D'altronde la mano della regista di È complicato e Tutto può succedere non si improvvisa, come rende evidente il secondo lungometraggio (dopo A prova di matrimonio del 2013) del già produttore e sceneggiatore di molte fatiche di Sacha Baron Cohen. Come dovrebbe essere altrettanto evidente il differente effetto che certe gag fisiche o eccessi di volgarità facciano se portate in scena da Borat, Bruno e Ali G o dal settantaduenne Bob.
Non che De Niro non possa confrontarsi con registri diversi, come detto (e come dimostra la sua storia), ma semplicemente non diverte vederlo dimenarsi dietro la affascinante 'portoricana' Aubrey Plaza né aggiunge molto al film assistere al suo scimmiottare il Jack Byrnes di Ti presento i miei. Difficilmente per altro avrebbe potuto rivelarsi fondata la speranza di creare un effetto straniante capace di creare un corto circuito positivo, in sé e nei duetti con un Zac Efron che da tempo non vedevamo così impacciato e a disagio nel ruolo.
I problemi di scrittura - oltre che di regia - sono evidenti e si confermano nell'inevitabile confronto con il suo precedente Cattivi vicini (del quale vedremo presto in sala il sequel 'Sorority Rising'). Ma lo stesso titolo originale, "Nonno zozzone" (come avrebbe dovuto chiamarsi anche la versione italiana, prima del tentativo in extremis di salvare il salvabile), era tale da rendere chiara la deriva prevista dal racconto di questo road trip tra il pedagogico e il 'coming of age'. Un viaggio che avrebbe avuto bisogno di altri piloti, altri mezzi e differenti percorsi.
Nonno scatenato, in sala dal 13 aprile 2016, è distribuito da Eagle Pictures
