NOTIZIE

Nine - La nostra recensione

Canzoni poco orecchiabili, una pessima regia e un cast lasciato a sé stesso... Rob Marshall continua la sua parabola discendente e non comprende che i costumi sono solo un aspetto, non possono fare il film.

Nine - Poster

20.01.2010 - Autore: Federica Aliano
Avete presente le atmosfere felliniane sempre in bilico tra la realtà e l’inconscio scombinato dei protagonisti? Quelle inquadrature rarefatte che parevano quadri surreali o foto di un reportage sul circo? Accantonatele. Fate come noi e accostatevi a “Nine” senza pensare a “8 e ½”, altrimenti è ovvio che Rob Marshall abbia già perso in partenza. Consideriamolo quello che è: un film tratto da un musical di Broadway, con gli elementi che il cinema musicale vuole: belle donne, caratteristi, canzoni, numeri di ballo e costumi sfarzosi. Sulle prime e sugli ultimi, nessuno può dire che manchino, dato che il cast femminile è sfavillante almeno quanto i costumi del premio Oscar Coleen Atwood.

Nicole Kidman è la musa di Daniel Day-Lewis in Nine

Marshall riporta sullo schermo tutti i difetti che aveva “Chicago”, dimenticando però di inserire anche i pregi di quel film che, pur con grandi problemi, riusciva a catturare lo spettatore. Tagli di montaggio ogni tre secondi, movimenti di macchina quasi inesistenti, cambi di inquadratura con un ritmo da film d’azione imposti malamente alle coreografie, primi piani che invece di avvicinarci emotivamente ai personaggi ne appiattiscono i volti e le interpretazioni... oltre al mal di mare, allo spettatore sembra anche che il film duri il doppio. Se il montatore ha dovuto lavorare così tanto, viene maliziosamente da pensare che il girato non fosse così buono... eppure non possiamo crederci, visto che a un occhio attento Daniel Day-Lewis, non proprio a suo agio con il canto, ha comunque dato un’ottima interpretazione. Il suo Guido Contini è sempre curvo, la sua voce si arrochisce, i suoi movimenti sono studiati alla perfezione; ma se il tempo di inquadratura non gli permette di finire un solo gesto, ecco che tutto il lavoro dell’attore va sprecato da un regista che non si è reso conto di avere oro puro tra le mani.

Sophia Loren e Daniel Day Lewis ballano Guarda la luna

Le canzoni sono tutto fuorché memorabili, soprattutto “Guarda la luna”, cantata da Sophia Loren che si ritrova frasi in italiano che definire infantili sarebbe poco. Tra i numeri danzati solo quello della Saraghina ha una vera coreografia; del resto Fergie, nonostante i chili di troppo e la discografia discutibile, è la sola nel cast a cantare e ballare di professione. Qualcuno dovrebbe poi spiegare a Marshall che sensuale e volgare non sono sinonimi: Penélope Cruz è un’attrice talmente completa che, se lo desidera, sa essere anche di cattivo gusto, ma a tutte manca un elemento fondamentale della seduzione, l’autoironia. L’unica a possedere l’arte del sapersi giocare di sé è Dame Judi Dench, che canta con un boa rosso infinito in mezzo alle ragazze delle Folies Bergère, di ventagli piumate e di brillanti vestite, desiderando le gioie di un intrattenimento puro che lasci a casa i pensieri, contrapposto alla menzogna del Neorealismo.

Fergie canta e balla Be Italian!

Un cast sontuoso non è sufficiente per fare un buon film, bisogna saperlo scrivere e dirigere... e il finale rassicurante è lontano anni luce dal senso di una crisi che diventa espressione dell’arte.

Per saperne di più su Nine (01 Distribution, dal 22 gennaio sugli schermi)
Leggete il nostro incontro col cast
Be Italian! - La fotogallery di Nine
Le foto dal set romano
Il trailer del film