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Morte a Hogwarts!

"Harry Potter e il Principe Mezzosangue", sesto capitolo della saga del maghetto di J.K. Rowling, è decisamente migliore del precedente e possiede un'atmosfera dark ed "adulta" più convincente che in passato.

Harry Potter e il Principe Mezzosangue

12.07.2009 - Autore: Adriano Ercolani
Probabilmente questo sesto capitolo della saga (infinita) del mago più famoso dei nostri tempi verrà accolto dalla critica in maniera benevola. Le maggiori argomentazioni a vantaggio del film saranno che è decisamente migliore del precedente e che possiede un’atmosfera dark ed “adulta” più convincente che in passato. Le obiezioni che si sentiamo di avanzare sono semplicissime: era così difficile riuscire a realizzare un film più riuscito del pessimo “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”? E soprattutto basta il look lugubre ed elegante della bella fotografia di Bruno Delbonnel per far trasformare un film in un’opera “dark”?




E’ innegabile che in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” il regista David Yates abbia aggiustato il tiro e fatto alcune correzioni che rendono la pellicola più omogenea del suo primo film sul mago: come detto, il tono della fotografia è suadente e molto più omogeneo dell’altro; non c’è in questo film un abuso immotivato di scene spettacolari o di effetti speciali strabordanti. Purtroppo però i difetti rintracciabili in quasi tutte le opere dedicate a Potter e compagni sono evidenti e disturbanti anche in quest’ultimo episodio: la psicologia dei personaggi è spicciola, le dinamiche psicologiche ed emotive scontate, e dopo il passaggio dalla fanciullezza e l’adolescenza tutti e tre i giovani protagonisti sono rimasti imbalsamati dentro caratteristiche sempre identiche, senza alcuna possibilità di evolvere. E se Emma Watson e Rupert Grint continuano a sforzarsi in interpretazioni almeno volenterose, Daniel Radcliffe inizia seriamente a preoccupare per la sua totale mancanza di miglioramenti a livello attoriale.




Anche “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” possiede poi il peggiore dei difetti che lo accomunano con gli altri capitoli: quando hai nel cast attori formidabili come Maggie Smith, David Thewlis, Alan Rickman, Julie Walter, Timothy Spall e via dicendo, perché buttarli con ruoli inconsistenti o semplici comparsate? In più il grande Jim Broadbent, la nuova entrata più importante del film, rischia seriamente di finire come Kenneth Branagh in “Harry Potter e la Camera dei segreti”, e cioè ridursi ad una caricatura imbarazzante di un personaggio che vorrebbe invece essere comico e stralunato.




Se anche un leggero passo avanti è stato fatto rispetto all’ultimo film, almeno a livello meramente cinematografico, anche quest’ultima puntata si rivela un’opera debole e macchinosa, dove la trama procede per il solito accumulo e non costruisce al contrario una storia solida, convincente, con personaggi corposi. Il successo al botteghino è garantito.

Per saperne di più
Harry Potter e il Principe Mezzosangue - Il trailer del film
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