NOTIZIE

Lincoln - La nostra recensione

Il biopic sul più famoso dei presidenti americani è un'"opera da camera" personale e toccante. Il miglior Spielberg da anni a questa parte.

Lincoln 1

21.01.2013 - Autore: Adriano Ercolani
Prima di partire con l’analisi vera e propria del nuovo film di Steven Spielberg, accetta un consiglio cinefilo e andate a rivedere J. Edgar di Clint Eastwood, film “gemello” e speculare di Lincoln, sorprendentemente vicino eppure così distante da questo. Entrambi raccontano moltissimo l’idea di cinema che hanno adesso i loro rispettivi autori, e soprattutto riflettono il loro modo di vedere l’arte e l’America in questo momento.

Nell’avvicinarci dunque al biopic di Steven Spielberg sul più famoso e amato Presidente degli Stati Uniti – in realtà la storia è incentrata specificamente su come Lincoln convinse il Gongresso a votare la legge sull’abolizione della schiavitù – partiamo col dire che molto probabilmente ne rimarrete spiazzati. Chi infatti si aspetta una grande messa in scena e ricostruzioni maestose della Guerra Civile si troverà invece di fronte a un’opera contenuta, girata quasi tutta in (magnifici) interni, dove il discorso politico e la sua valenza sociale/civile sono il fulcro principale dell’operazione. Una lezione di storia e educazione civica di grandissimo impatto quella che ha realizzato Steven Spielberg, un film “da camera” di intelligenza sottilissima.

Nonostante la soltanto presunta “povertà” della rappresentazione, Lincoln a livello cinematografico è poi un lungometraggio straordinario: Janusz Kaminski, che in altre collaborazioni col regista ha spesso ostentato una fotografia visivamente ridondante, stavolta lavora con grandissima resa sulla ricerca della luce naturale, lasciando ad essa ma soprattutto all’ombra il compito di descrivere i sentimenti, sottolineare le tensioni, insomma dipingere le inquadrature. Spielberg valorizza il tutto con una regia asciutta, mai didascalica, capace di incorniciare la forza espressiva dei volti e dei corpi dei suoi attori. Già, perché poi Lincoln ha un cast di efficacia impressionante, non soltanto nel suo grandissimo protagonista. Se infatti la bravura di Daniel Day-Lewis non è ormai una sorpresa, a rivelarsi ugualmente perfetto è il gruppo di grandi attori che gli fa da supporto. Da Tommy Lee Jones a David Strathairn, da Sally Field a John Hawkes: ognuno ammirevole, ognuno capace di dare il meglio delle proprie possibilità.

A parte qualche lieve passaggio di retorica nella sceneggiatura scritta da Tony Kushner Lincoln è un film che non possiede difetti, che si rivela il lavoro più personale e sincero che Steven Spielberg ha realizzato almeno dai tempi di Minority Report. Serviva coraggio per evitare l’affresco spettacolare e raffigurare al contrario come Lincoln abbia scritto la storia della democrazia americana principalmente attraverso il suo potere di convincimento e fascinazione. A giudicare dai risultati al botteghino entusiastici Spileberg ha vinto la sua personale scommessa produttiva. Prima di tutto però ha realizzato un gran film.