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Le idi di marzo - La nostra recensione

George Clooney torna alla regia con un film potente che racconta il lato nascosto della politica americana

Le idi di marzo - George Clooney

18.12.2011 - Autore: Marco Triolo
Un'opera che lascia a bocca aperta. Non c'è altro modo per definire “Le idi di marzo”, quarta regia di George Clooney. Già “Good Night and Good Luck” ci aveva allertato, ma stavolta Clooney realizza un completo home run e soprattutto vince su un terreno solitamente minato: l'adattamento di un testo teatrale. I problemi in questo tipo di operazioni sono fondamentalmente due: primo, si rischia di realizzare un film dall'impianto, manco a dirlo, teatrale, dunque statico e che poco sfrutta la dimensione aggiuntiva del cinema. In secondo luogo, quando attori di grande talento si trovano a “masticare” un copione di stampo teatrale, il rischio è che si tramutino in un'allegra compagnia di gigioni insopportabili. Se nessuna delle due cose accade, il merito è pienamente di Mr. Clooney: da un lato, sa infondere al suo film un ritmo lento ma costante, capace di esplodere quando le carte vengono scoperte e le azioni dei personaggi arrivano al pettine. Dall'altro si dimostra sensibile e accurato nel dirigere i propri attori, cosa che deve risultare di certo più semplice a quei registi che vengono dalla recitazione, ma non è scontata.

Recensione Le idi di marzo di George Clooney, Clooney con Philip Seymour Hoffman

Il risultato è un dramma politico girato come un thriller, in cui ad ogni azione corrisponde una reazione solitamente tremenda, e in cui ogni personaggio gioca con gli altri come se fossero pedine in un'enorme scacchiera. In particolare citiamo Paul Giamatti, maestro manipolatore dall'aspetto quasi dimesso ma che nasconde un cinismo senza precedenti. Un cinismo che, inizialmente, sembra invece non intaccare per nulla il giovane Stephen Myers (Ryan Gosling), che guida la campagna del candidato alla presidenza Mike Morris (Clooney) sotto l'esperta supervisione di Paul Zara (Philip Seymour Hoffman). Stephen ha visto già tante campagne elettorali, pur avendo solo trent'anni, ma ancora è un idealista che antepone ciò che ritiene giusto al semplice guadagno personale. Ma sta per scoprire quanto sordido possa essere quel mondo.

Recensione Le idi di marzo di George Clooney, Ryan Gosling in una scena

Quando si avvia alla conclusione e le trame si chiudono, incastrandosi come uno stupendo meccanismo ad orologeria, Le idi di marzo” cala la maschera e si palesa in tutta la sua agghiacciante, sconvolgente onestà. Clooney ha detto che con questo film voleva parlare soprattutto di morale, ma è innegabile che, anche a livello politico, si aprano scenari inquietanti. Lasciando però più domande insolute che risposte, Clooney evita anche la trappola del qualunquismo, del “tanto sono tutti uguali”. Standing ovation per tutto il cast: Hoffman, Giamatti, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood danno il massimo, ma Gosling ruba la scena a tutti. Il suo Stephen emana un'intensità capace di oscurare i pur ottimi colleghi, e non stupirà vederlo gareggiare agli Oscar 2012 come miglior attore.

Recensione Le idi di marzo di George Clooney, Gosling con Paul Giamatti

Gli ideali finiscono fuori dalla finestra, la lealtà è un sentimento vecchio e gli amici sono pronti a pugnalarti alle spalle: proprio come in quel lontano giorno del 44 a.C., quando la democrazia imparò la sua prima, sanguinaria lezione.

Le idi di marzo”, in uscita il 16 dicembre, è distribuito in Italia da 01.

Per saperne di più:
Il trailer
L'incontro con George Clooney a Venezia