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Le Fidèle, la recensione del film con Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos

L'amour fou, le macchine, le rapine e una progressiva perdita dell'innocenza. Adesso nei cinema

11.09.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Drive. Guidare. Il fascino della velocità, l’adrenalina che scorre durante una rapina. Lo faceva Ryan Gosling nel cult del 2011 di Nicolas Winding Refn. Raccontava di uno stuntman dalla doppia vita, che di giorno lavorava sul set e di notte in una giungla d’asfalto, scarrozzando criminali e gente poco raccomandabile. Un anno dopo lo stesso Gosling avrebbe sfidato di nuovo la legge sulle due ruote in Come un tuono di Derek Cianfrance, lanciando una frase ormai entrata nella storia: “Se guidi come un fulmine, ti schianti come un tuono”.



Il cattivo ragazzo che incontrava la bella, il sogno distrutto dal crimine e dalla passione per i motori. Strade violente, avrebbe detto Michael Mann, che con la sua opera prima, per il grande schermo, metteva in scena un giallo dalle tinte fosche, con alla base un amore impossibile. Anche in Le fidèle si narra di un amour fou, un legame ostinato, senza tempo, che supera ogni barriera.

Bibi è un pilota, Gino un rapinatore di banche. Condividono un destino buio, che li porta verso l’autodistruzione. A spingerli è il brivido dell’azione, il continuo flirt con la morte durante una sparatoria o una gara al limite. Questo li lega, e li distrugge. Entrambi non riescono ad accettare la normalità. Hanno bisogno dell’eccitazione, del pericolo, per continuare a sentirsi vivi. Il loro talento è camminare sull’orlo del baratro, senza scivolare.

Nella prima parte le atmosfere sono cupe, e lo spirito è quello di un noir. I due non si trasformano in Bonnie e Clyde, lei non conosce i segreti di Gino. Pensa di aver trovato l’uomo della sua vita, ma lui è il classico bello e dannato. Lei non è la sua femme fatale: somiglia più a un angelo su quattro ruote. Passati i sessanta minuti, Bibi diventa la vera protagonista, e il film cambia direzione. I gangster lasciano il posto al genere che oggi chiamiamo “amore e malattia”, in una sorta di Love Story moderno.

Le emozioni prendono il sopravvento, i tempi si dilatano, forse troppo. Le fidèle perde la sua armonia, in un turbinio di emozioni confuse e scelte avventate. Ma nella sua imperfezione, il regista svedese Michael R. Roskam costruisce un cinema “animale”, accattivante. In Bullhead – La vincente ascesa di Jacky narrava di uomini e bestie, di ormoni e tori. Nel ben più solido Chi è senza colpa a scatenare la brutalità era una disputa per un pitbull randagio. Qui Gino ha paura dei cani, della loro aggressività. 



Ma chi è la vera bestia? Il padrone che alleva macchine da guerra o il cucciolo mandato al massacro? Roskam punta il dito contro l’umanità e la sua perdita dell’innocenza. La speranza viene riposta nei sentimenti e la chiave della vicenda la si trova già nel titolo: fedeltà, fiducia. È l’unica salvezza di Gino e Bibi, due anime perse nella notte che, sfrecciando a duecento chilometri orari, sperano di raggiungere un futuro migliore.   

Le fidèle è attualmente nei cinema distribuito da Movies Inspired.