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L'arte del sogno

Il nuovo film di Michel Gondry dopo lo splendido "Se mi lasci ti cancello" risente dell'assenza dello sceneggiatore Cherlie Kaufman ma possiede momenti di grande impatto visivo

L'Arte del Sogno

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
      Per spiegare questo nuovo film di Michel Gondry non si può non partire dal precedente, splendido “Se mi lasci ti cancello” (Eternal Sunshine of the Spotless Mind, 2004). La possibilità di lavorare sulla sceneggiatura di Cherlie Kaufman ha infatti determinato un’adesione tra testo e messa in scena che raramente abbiamo trovato così toccanti negli ultimi anni di cinema. Questo soprattutto perché Kaufman è il più grande organizzatore di pura libertà creativa all’interno si strutture narrative molto ben congeniate e consolidate. L’estro visivo di Gondery ha quindi potuto poggiarsi su un’impalcatura narrativa che ne ha potuto valorizzare la poetica. Ne “L’arte del sogno” questo purtroppo non succede, o almeno non nella completezza del film: dopo un inizio assolutamente coinvolgente infatti la storia d’amore non corrisposto tra i due protagonisti inizia ad incartarsi su se stessa, abbandonando la regia ispirata di Gondry a girare un po’ a vuoto su mere trovare estetiche.

  “L’arte del sogno” è un’opera riuscita solo a metà, in quanto non possiede una base solida su cui poggiare un’idea di regia comunque molto affascinante. Alla fine non si riesce ad evitare la ripetitività, e ciò mina alla base un prodotto che avrebbe al contrario potuto eccellere in originalità ed effervescenza. Rimandiamo Gondry a storie e sceneggiature più o meglio elaborate.