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La Scelta - La nostra recensione

La premessa del dramma e l’epilogo da melò sostengono l’ossatura di un film che piace per l’azzardo iniziale ma non convince del tutto

La Scelta

La Scelta

02.04.2015 - Autore: Alessia Laudati
Due attori popolari come Raoul Bova e Ambra Angiolini, che in alcuni anni di onorata carriera si sono distinti prevalentemente per ruoli comici o dolceamari, affrontano il banco di prova di un testo drammatico e per certi versi, quasi scandaloso. In La scelta, rielaborazione del testo L'innesto di Luigi Pirandello, le passioni sono molteplici proprio come le numerose ombre proiettate sul tranquillo setting di una Bisceglie limpida e luminosa. Tra queste, le rappresentazioni di una maternità negata, di uno stupro e in ultimo l’oscillazione profonda sull’essenza del sentimento amoroso, sia esso da intendersi come radicato nei geni biologici, oppure come atto di costruzione e possibilità slegato da ogni forma di determinismo scritto nella specie.



Su questi temi a dir poco complessi, Michele Placido costruisce un melò che non vuole essere politico (non ne possiede l’asciuttezza dell’analisi sociologica né tantomeno il largo respiro su ambiente e caratteri, anche perché siamo in un paesino ma i personaggi si muovono e agiscono come se fossero i cittadini di una grande città), ma che si ferma piuttosto sulla soglia dell’osservazione diretta e claustrofobica delle dinamiche di coppia. Un punto di vista che seguiamo dapprima con curiosità, visto il coraggio della materia principale e il posizionamento insolito di due attori protagonisti di pellicole mainstream, ma quando veniamo lasciati soli di fronte all’approfondimento psicologico, all’elaborazione del dramma, alla trasformazione in dinamica delle prospettive dei protagonisti, La scelta ha decisamente il respiro corto.



Perché non bastano i silenzi di una recitazione trattenuta da entrambi i lati, né la continua omissione dell’episodio violento, per fare del film un’opera tragica dal tono autorale, se di fronte al minimalismo espressivo e alle omissioni il dubbio che nasce è che si tratti di un mancato viaggio nelle dimensioni psicologiche dei protagonisti, piuttosto che di una precisa scelta stilistica. E allora il senso di smarrimento, per queste continue accelerate ed enfasi prive di senso, è più forte della malinconia e del pathos, e il film assomiglia più a un azzardo che a un’opera riuscita o una variazione sul tema femminista della maternità “diversa”. 

La scelta è distribuito nelle sale da Lucky Red.