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La recensione di Tutti i soldi del mondo: il rapimento Getty secondo Ridley Scott

Dopo i vari sequel di Alien e il biblico Exodus, la modernità giova al regista britannico… ma non abbastanza.

03.01.2018 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Si era tanto parlato del nuovo film di Ridley Scott, e - come spesso accade prima di vedere un film - a sproposito. Anche perché dopo la visione del già controverso Tutti i soldi del mondo si potrebbe aver voglia di tacere. Sbagliando, in fondo, visto che non sono pochi gli argomenti che fornisce la ricostruzione del rapimento del giovanissimo John Paul Getty III, nipote dell'omonimo nonno, magnate petrolifero e all'epoca dei fatti "l'uomo più ricco della storia del mondo".



Certo, alcuni soloni di casa nostra sembrano non vedere l'ora di sparare a "zero" su ogni aspetto del film, e sicuramente alcuni aspetti potranno risultare particolarmente fastidiosi per pubblico e critica italiani (come certe caratterizzazioni 'ringhiate' dei banditi calabresi o dei paparazzi alla Dolce e Gabbana), ma non si può certo negare che la messa in scena del regista e produttore britannico offra momenti di vero Pathos.

[Kevin Spacey irriconoscibile nel trailer del thriller di Ridley Scott]
[Il primo trailer con Christopher Plummer al posto di Kevin Spacey]


I difetti sono quelli che conosciamo, soprattutto nella tendenza del nostro ad adattare le storie a una propria visione narrativa, che spesso finisce con il patire problemi di ritmo e di coerenza. Lo script del David Scarpa di Il Castello e Ultimatum alla terra (per quanto trasposizione del libro di John Pearson basato sul punto di vista della Gail Harris qui interpretata da Michelle Williams), d'altronde, non è perfetto per quanto interessante, e la versione originale saprà probabilmente regalare qualche gioia in più, visti sonoro e doppiaggio, grazie alla convincente prova di quel Christopher Plummer che non avrebbe dovuto esserci



E invece, è proprio lui l'arma segreta di una vicenda a tratti didascalica e fin troppo romanzata (e controversa, in partenza, sin dalle critiche 'interessate' degli eredi di rapiti e rapitori). Nella quale si scontrano due "imperi": quello della Ndrangheta e quello di John Paul Getty, affascinante quanto agghiacciante manipolatore, del quale scopriamo via via sempre nuove sfaccettature, filosofico-economiche quanto meramente umano-finanziarie. Un film di dualismi e di ostentazione, anche del possesso, anche all'interno dell'istituzione familiare, nelle sue varie declinazioni. Un film che più che impressionare con il sangue del ragazzo rapito o trascinarvi a empatizzare con la sua disperata madre, promette di gettare dentro di voi i semi di un malessere che potrebbe germogliare ancor più dopo le evitabili licenze dei diversi finali.

Tutti i soldi del mondo, in sala dal 4 gennaio 2018, è distribuito da Lucky Red.