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La recensione di Resta con me, avventurosa love story con Shailene Woodley naufraga

Una tempesta, una barca in mezzo all'oceano e una love story che si fonde con il naufragio. Senza mai decollare

Resta con me

21.08.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Ossessione. Quella dell’uomo per le grandi imprese, per l’oceano indomito, che spesso può rivoltarsi contro gli appassionati del mare. In Resta con me tutto nasce da una tempesta: le onde alte come edifici distruggono il sogno d’amore di due giovani, la loro voglia di evadere dal conformismo. Lei viaggia per il mondo, rifiuta le sue origini, come il protagonista di Into The Wild – Nelle terre selvagge, alla continua ricerca di una propria libertà, lontano dalla realtà e dalle sue regole.

Il regista islandese Baltasar Kormákur mette la natura al centro del suo cinema. In Everest aveva raccontato l’ambizione di un’impresa, l’epica delle grandi avventure, l’infinito confronto tra uomo e montagna. Ma al desiderio di raggiungere la vetta si aggiungevano troppe lagne sentimentali, telefonate ad alta quota studiate per far scendere qualche lacrima.



Allora come adesso, Kormákur aveva utilizzato l’espediente del “tratto da una storia vera”, che ormai suona come un pretesto inutile. Le vicende vengono romanzate, portate all’eccesso, e in Resta con me la cronaca di un disastro si trasforma in una love story adolescenziale, dove la bella incontra il principe azzurro sulle spiagge di Tahiti. Al chiaro di luna si promettono fedeltà eterna e, guardando il tramonto, giocano con le sfumature del rosso, paragonandole alle tinte accese di un quadro. Molto romantico, molto videoclip.

Kormákur sembra aver perso la leggerezza della commedia in salsa Almodóvar 101 Reykjavík, che nel 2000 ne aveva fatto uno dei registi più interessanti d’Europa. Ormai predilige i paesaggi alle emozioni, le inquadrature da cartolina ai sentimenti dei suoi protagonisti.



Il film inizia con una barca a vela distrutta in mezzo al nulla. Una sopravvissuta, forse due, e il tentativo di raggiungere la costa prima di morire di stenti. Subito arrivano i flashback, che si alternano ai momenti di disperazione a bordo. I fidanzatini ricordano il loro primo incontro, le cenette a lume di candela e i progetti insieme. Così il passato è il trionfo dei luoghi comuni, e il presente (con i due “alla deriva”, come recita il titolo originale) non sembra neanche essere così disperato. Il colpo di scena arriva solo sul finale, troppo tardi per dare un senso a Resta con me.

Preferivamo Kormákur quando si tuffava nell’action/noir Contraband, ambientato in una New Orleans criminale e senza scrupoli. O quando dirigeva Denzel Washington e Mark Wahlberg in Cani sciolti, esplosivo fin dal primo minuto, non solo per la pioggia di pallottole, ma anche per il carisma dei protagonisti. Dinamiche da buddy movie, corse mozzafiato, effetti speciali a valanga, e il divertimento era servito. Il regista aveva abbandonato i drammi famigliari come Il mare, e si era omologato all’industria con una certa abilità, in un mix di umorismo e sparatorie. Con Resta con me prova a cambiare registro, mescolando un po’ le sue esperienze precedenti. Ma ne viene fuori un ibrido poco appassionante, dove anche le buone intenzioni si perdono come pioggia nell’oceano.

In uscita il 29 agosto, Resta con me è distribuito da 01. Qui una clip esclusiva.