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La recensione di End of Justice, Denzel Washington ci regala uno dei personaggi più memorabili della sua carriera

Il secondo film del regista di Nightcrawler è un potente legal thriller interpretato da un attore straordinario

30.05.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Scendere da una macchina del tempo e ritrovarsi in una sala cinematografica, almeno vent'anni nel passato. Questa la sensazione davanti ai titoli di coda di End of Justice - Nessuno è innocente, quello che proviamo dopo aver assistito a un potente legal thriller interpretato da un attore straordinario. Veniamo catapultati indietro nel tempo verso un'epoca in cui agli studios non servivano eroi in spandex per creare grande intrattenimento e i thriller processuali made in Hollywood erano in grado di riempire i cinema. 


 
Il nuovo film di Dan Gilroy - alla sua seconda opera dopo il bellissimo Lo sciacallo - Nightcrawler -  brucia a fuoco lento mentre ci presenta un Denzel Washington molto familiare e al tempo stesso pieno di sorprese. In passato ha vinto due Oscar, ha interpretato eroi, personaggi più oscuri e uomini con qualche rotella fuori posto o affetti da una particolare condizione (si veda la sindrome da stress post traumatico di The Equalizer), il suo nuovo ruolo è un po' un greatest hits di tutto quello che ha fatto negli anni. E qualcosa in più. Sono poche le volte in cui vediamo una superstar superarsi, Washington ci travolge portando al massimo quello che già sa fare e sorprendendo con una dose extra e inedita del suo talento.

Eccolo nei panni di un avvocato idealista affetto da una leggera forma di autismo che gli permette di essere geniale nel suo lavoro (conosce, infatti, la legge da cima a fondo e in tutti i suoi cavilli) ma che lo tiene a distanza da qualsiasi relazione umana. Dietro la macchina da presa Gilroy cattura la quotidianità del personaggio all'interno di un momento di profonda crisi e racconta le sue battaglie sociali nelle quali difende i più deboli, incluso sé stesso. Il regista tiene a bada la tensione per poi scatenarla nella seconda metà della storia con l'ingresso in scena di gangster, vendette e fallimenti personali. Gira un crime drama vecchio stile, tutt'altro che adrenalinico nei tempi ma in grado di tenere inchiodati chi sta a guardare con un gran bel mix di dramma, sentimenti, humour e angoscia. Non morde come faceva Nightcrawler ma ci regala comunque un grande spettacolo.

Il suo protagonista tutt'altro che rilassato si batte per ciò che è giusto e sacrifica qualsiasi altra cosa per far valere i suoi principi. Ma cosa succede quando i colpi incassati dalla vita sono troppi? Quando la stessa società per cui ti sei battuto è pronta a masticarti e sputarti via lontano? Cosa fare quando la corruzione contro cui ci si batte finisce per contagiare anche te? Sullo schermo Denzel riga dritto per un'ora. Poi abbassa la guardia, ma non possiamo che volergli bene, come volevamo bene al pilota tossico e alcolizzato che interpretava in Flight.
 


La familiarità sulla quale l'attore ha lavorato nel corso di trent'anni di carriera rassicura il suo pubblico; il suo osare verso zone più oscure spiazza. E meraviglia. Il buon vecchio Denzel (63 anni compiuti a dicembre) ci offre la performance più bella sin dai tempi del grande film di Zemeckis. La sua nomination all'Oscar è arrivata puntualissima, e avrebbe anche meritato la statuetta per come si rimette in gioco, rifiutandosi di recitare col pilota automatico. End of Justice non è necessariamente uno dei suoi più grandi film, ma il personaggio che interpreta entra tranquillamente nella top ten dei suoi ruoli. 

End of Justice: Nessuno è innocente, in uscita il 31 maggio, è distribuito da Warner Bros. Italia