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La critica USA stronca The Gunman: “Un film nato dalla vanità di Sean Penn”

Niente più che la crisi di mezza età dell'attore in pellicola, un tentativo di ristrutturare la propria immagine nella vena action di Liam Neeson

The Gunman

16.03.2015 - Autore: Marco Triolo
Niente più che un progetto nato dalla vanità di Sean Penn e dalla sua invidia per la svolta di carriera che ha trasformato Liam Neeson in un'icona action a sessant'anni. Questo pensa la critica americana di The Gunman, il nuovo film del regista di Taken - Io vi troverò, Pierre Morel, che qui dirige Penn in una poco fantasiosa variazione sul tema del killer a pagamento intenzionato a redimersi evitando allo stesso tempo di essere fatto fuori dai suoi ex datori di lavoro. Contornato da un cast internazionale di grandi star visibilmente svogliate o a disagio (Javier Bardem, Idris Elba, Ray Winstone e la nostra Jasmine Trinca su tutti), Penn, anche co-sceneggiatore, tenta di fondere l'azione alla Morel con l'impegno sociale che lo contraddistingue, ambientando parte delle vicende nel Congo sfruttato dalle compagnie minerarie dell'Occidente. Ma in ultimo non fa altro che sfoggiare il suo fisico statuario per mostrare al pubblico quanto sia ancora “giovane”.


Ray Winstone e Sean Penn

The Gunman non è nulla più che un progetto vanesio nato dalla crisi di mezza età di Sean Penn, e non vale il prezzo d'ammissione”, scrive David James di We Got This Covered, e non è l'unico a pensarla così. Una “curiosa commistione di exploitation e vanità”, lo definisce Guy Lodge di Variety. “I venosi e sudati bicipiti di Penn sono l'unica caratteristica obbiettivamente impressionate di questo ripetitivo thriller senza humour, un chiaro e poco convincente tentativo di trasformare la star in un eroe action di mezza età nella vena di Liam Neeson”. “Aria fritta che si prende troppo sul serio” e “diventa camp verso la fine”, secondo Leslie Felperin di The Hollywood Reporter. Sean Penn “fa surf, si fa la doccia e fa sesso più per mostrare l'attore senza maglietta che per far avanzare il plot”, sentenzia Alonso Duralde di The Wrap.

Con queste premesse, è dura credere che l'ambientazione in Congo sia nata dalla genuina intenzione di dire qualcosa di importante e politicamente e socialmente rilevante. “Aprire il film nella Repubblica Democratica del Congo e precipitare il pubblico in una catastrofe politica, etnica e sociale molto reale, è una mossa coraggiosa – scrive We Got This Covered – Per un attimo tutto sembra promettente, e probabilmente penserete che le inclinazioni politiche di Penn, unite alla sensibilità action di Morel, risulteranno in una critica imperialista con sparatorie e inseguimenti d'auto”. Peccato che tutto questo si sgonfi appena dopo il prologo e il resto sia “un piatto e prevedibile film d'azione con un debito evidentissimo nei confronti della saga di Bourne”, in cui “passano a malapena una o due scene prima di trovare una nuova scusa perché Penn si tolga la maglietta”. “Se le scene in Congo sono state pensate per iniettare un po' di coscienza sociale nello sparatutto, non funzionano – scrive The Wrap – La sottotrama africana sembra appiccicata a cose fatte e al massimo è un MacGuffin”.


Javier Bardem, Penn e Jasmine Trinca

Secondo Chris Nashawaty di Entertainment Weekly, Penn “aggiunge un livello di profondità emotiva che molti attori non potrebbero evocare interpretando un ex mercenario”. Purtroppo “il resto dei personaggi secondari sembrano capitati per caso sul set da un (migliore) film di Bourne”. Javier Bardem appare in una “rara performance terribile” (The Wrap) e persino Jasmine Trinca “solitamente brillante” è incapace di infondere sostanza a un ruolo che non è “niente più che un ornamento passivo per il protagonista”.

Se il film avrà successo, e Sean Penn si sentirà dunque giustificato a riprovarci, speriamo che scelga un progetto migliore, o sappia almeno infondere quel sottile strato di ironia di cui è maestro Liam Neeson.

In uscita il 7 maggio, The Gunman è distribuito in Italia da 01 Distribution. Qui il trailer.