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La città ideale - La nostra recensione

Un progetto fortemente voluto da Luigi Lo Cascio che, davanti e dietro la macchina da presa, cura al dettaglio una messa in scena tra Kafka e Nanni Loy

La città ideale - Luigi Lo Cascio

12.04.2013 - Autore: Mattia Pasquini
Maniacale e ossessivo. Dall’incipit alla trattazione, fino alla definizione del personaggio principale, non a caso coincidente con il regista. Ovviamente Luigi Lo Cascio. E’ lui Michele, ecologista convinto di origine palermitana, ma trapiantato a Siena – la “città ideale” (non si sa bene perché) – dove conduce un esperimento su se stesso: vivere un anno senza acqua corrente ed elettricità.

Luigi Lo Cascio la città ideale recensione
La prima volta di Luigi Lo Cascio - La video intervista esclusiva

La sua presentazione è affidata alle prime scene, nelle quali si compone un affresco di singolarità (sistema idraulico alternativo compreso) e paradossi che non potrà strappare un sorriso. Quello stesso su cui si conta per aumentare l’effetto di straniamento che va crescendo via via che si sviluppa la vicenda.
Un incidente, una serie di casualità - il tutto accresciuto da una incredibile naivetè di Michele stesso alle prese con forze dell’ordine, giustizia e opinione pubblica – concorrono alla costruzione di una storia difficile non definire kafkiana e che ricorda (con le debite proporzioni) il ‘Detenuto in attesa di giudizio’ di Sordi e Loy.

Tutto è calibrato su piccole dimensioni. Dalla location ai personaggi, pochi e ben caratterizzati, anche la scelta delle inquadrature e la scenografia restano volutamente minimali, sia per evidenziare ulteriormente un ottimo Lo Cascio - costantemente padrone della scena - sia l’altro protagonista del film: la parola.
Nel senso di racconto, di codice di comunicazione; con le insite riflessioni su realtà e invenzione, naturalità e strumentalizzazione della stessa, quanto della verità, spesso lontana dall’esserlo “in sé” rispetto al “per sé (stessi)”, quando non addirittura fine a se stessa.

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Il trailer de La città ideale

Un loop intrigante, ma troppo cerebrale, che forse avrebbe affossato definitivamente un film già fortemente estetizzato di suo, che invece scorre – con leggera lentezza – verso una conclusione aperta, ma serena. Non esente, però, dal rischio di una interpretazione che potrebbe vanificare molte delle tesi di partenza dello stesso Michele.

La città ideale è distribuito nei cinema da Istituto Luce - Cinecittà.