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La bella addormentata nel bosco, sessant'anni e non sentirli 

Una produzione difficile, il Super Technirama 70 mm, l'immaginario e uno dei cartoni animati più famosi di sempre

Disney

24.01.2019 - Autore: Gian Luca Pisacane
Una favola, due storie. La prima, quella di Charles Perrault del 1697 (tradotta in italiano da Collodi), la troviamo ne I racconti di Mamma l’Oca. La bella addormentata veniva svegliata dal principe, come tutti sappiamo, ma non finiva qui. Aurora doveva poi confrontarsi con una suocera “orchessa”, che voleva mangiarsi i suoi figli. Incubi da matrimonio ai confini della realtà. La versione più conosciuta è quella dei fratelli Grimm del 1812, raccolta tra le Fiabe del focolare. Aurora (chiamata anche Rosaspina) e l’aitante Filippo si sposavano, e “tutti vissero felici e contenti”. L’originale è di Perrault, ma la Disney, per realizzare il suo mitico cartone animato, si ispirò alle avventure narrate dai Grimm. Forse perché il racconto di fine Seicento aveva atmosfere molto più dark: le tre fatine addormentavano tutti tranne i genitori di Aurora, che non avrebbero mai assistito al risveglio della splendida adolescente, quasi un secolo dopo.

Oggi La bella addormentata nel bosco compie sessant’anni. Fu una delle produzioni più travagliate della mitica Casa di Topolino: la lavorazione durò sei anni, perché Walt Disney era impegnato nel progettare Disneyland. In più il risultato finale fu alquanto travagliato. Si rese necessaria perfino una “live action” con attori in carne e ossa, per dare una solida base di partenza ai disegnatori. L’obiettivo era creare qualcosa di epocale, dove il cartoon sembrasse più vero del vero.



Il film nacque sulla scia di Biancaneve e i sette nani e Cenerentola, costò sei milioni di dollari, ne incassò quasi otto, e fu un flop. La Disney chiuse l’anno in perdita, e i licenziamenti arrivarono a cascata. L’accoglienza della critica fu tiepida, il successo sarebbe arrivato dopo.

Proprio per il suo carattere di favola senza tempo, sospesa tra i sogni e le epoche, La bella addormentata nel bosco è diventata una love story universale. Fu una grande impresa dal punto di vista scenografico, che richiamava le tele del Rinascimento. Il duello con il drago è di impatto anche nel nuovo Millennio, ma quello che stupisce è l’uso del formato Super Technirama 70 mm.

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Questo consentiva una maggiore profondità di campo, che avrebbe permesso una particolare attenzione nella cura dei dettagli. Lo “sfondo” infatti  è molto ricco, e le chiome degli alberi spesso sono quadrate, nello stile di fine anni Cinquanta. Per rivedere un film Disney in ultra widescreen si sarebbero dovuti aspettare più di cinquant’anni, con Frozen – Il regno di ghiaccio. Con La bella addormentata nel bosco il cinema d’animazione avrebbe segnato un’epoca.

Da allora gli adattamenti per lo schermo non si contano, fino ad arrivare all’affascinante Belle Dormant di Adolfo Arietta. Ma la rilettura forse più interessante è quella di Maleficent con Angelina Jolie. La strega scopre di avere un cuore buono, e in qualche modo protegge la giovincella che ha maledetto. Anche i cattivi possono redimersi, specialmente nel mondo Disney, dove le “principesse” ormai sono un marchio di fabbrica, come insegna Ralph spacca Internet