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Kilo Two Bravo – La recensione da Torino

Un thriller di guerra britannico che racconta con grande suspense la lotta di un gruppo di soldati contro un nemico invisibile: un campo minato

Kilo Two Bravo

25.11.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Quando un film è basato su fatti realmente accaduti, una tendenza che sta prendendo piede al cinema, il rischio è sempre quello di realizzare film troppo aderenti ai fatti, oppure retorici, o ancora troppo circospetti per paura di ferire i protagonisti originali o di spingerli alla ritorsione legale (vedete la nostra recensione di Suffragette). Raramente si riesce a guardare oltre la realtà per fare del vero cinema. Per fortuna, Kilo Two Bravo ci riesce.

Gli eventi di cui sopra si sono svolti in Afghanistan nel 2006, quando un gruppo di soldati britannici si sono ritrovati a combattere un nemico invisibile e letale: delle mine anti-uomo disperse nel letto di un fiume prosciugato. L'esordiente al lungometraggio Paul Katis utilizza la premessa per costruire un thriller, più che un film di guerra vero e proprio, dalla tensione esasperante. Quella che inizia come una semplice operazione per soccorrere un soldato che ha calpestato una mina, perdendo una gamba, diventa un crescendo di suspense e violenza ai limiti del gore – le ferite vengono mostrate nei minimi dettagli.

Katis riesce comunque a calibrare benissimo i toni, infilando qua e là sprazzi di umorismo british che spezzano la tensione e, contemporaneamente, delineano con poche pennellate i caratteri dei soldati coinvolti e il cameratismo che li unisce. Pochissime concessioni alla retorica militarista che ci aspetteremmo in un analogo prodotto americano, e anche quando i soldati moribondi chiedono ai compagni di dire ai propri cari che li hanno amati, non si avverte alcuna forzatura, ma solo gli ultimi desideri di persone convinte che moriranno di lì a poco.

Sullo stesso piano la regia, secca, precisa, semplice e dritta al punto. Kilo Two Bravo racconta un lato poco frequentato della guerra e lo fa con mano sicura e grande senso del ritmo. Non resta che dire: “Bravo”.
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