NOTIZIE

Jonah Hex tra i peggiori dell'anno

Abbiamo visto in anteprima "Jonah Hex", cinecomic western tratto da un fumetto della DC Comics. Tanto per restare in tema, ci siamo presi il proiettile affinché voi possiate evitarlo

Jonah Hex - Josh Brolin

23.12.2010 - Autore: Marco Triolo
A volte le cose non vanno proprio per il verso giusto, e un'idea che sulla carta potrebbe anche essere vincente non riesce a tradursi con successo sullo schermo. Prendiamo, ad esempio, questo “Jonah Hex”: al di là delle evidenti differenze rispetto al fumetto, ideato nel 1971 da John Albano e Tony DeZuniga per la DC Comics e privo di elementi sovrannaturali, l'idea del cowboy sfigurato e in grado di parlare con i morti è quantomeno interessante. Il western è da sempre un genere difficile da decostruire e imbastardire con elementi esterni, ma con il giusto team creativo tutto è possibile. A scrivere la sceneggiatura di “Jonah Hex”, la Warner ha pensato bene di chiamare Mark Neveldine e Brian Taylor, autori dell'ironico e divertente “Crank”. Un film che ha sicuramente dei pregi, ma tra questi non c'è certamente la sottigliezza. Tanto valeva allora puntare tutto sulla caciara. E qui sta il problema, perché Neveldine e Taylor hanno dato buca all'ultimo minuto, lasciando vacante la poltrona del regista.

Josh Brolin e Megan Fox in una scena di Jonah Hex

A riempirla è stato chiamato Jimmy Hayward, esordiente che viene dal reparto animatori della Pixar e che forse avrebbe fatto meglio a rimanerci. Col cinema la regia di “Jonah Hex” ha ben poco a che spartire: siamo più dalle parti di un pilot televisivo di livello medio/accettabile, e infatti inizialmente il progetto era nato come episodio pilota di una serie TV. La cura per fotografia, montaggio e sonoro sono scontati in un'industria, come quella americana, che da questo punto di vista gode di una professionalità di altissimo livello. A volte infastidisce un po' la colonna sonora eccessivamente “truzza” concepita dalla band Mastodon, punta di diamante del metal americano che qui lavora un po' col pilota automatico. Ma a parte qualche intoppo, la confezione regge.

Michael Fassbender e John Malkovich in una scena di Jonah Hex

A far crollare del tutto la pellicola nell'abisso della mediocrità è, come detto, una regia piatta e poco ispirata, unita a una durata da prodotto televisivo (quando partono i titoli di coda siamo a un'ora, tredici minuti e dieci secondi) che impedisce di approfondire qualsivoglia personaggio o passaggio della trama. Gli attori, col poco materiale che è stato dato loro, hanno visibilmente timbrato il cartellino: Josh Brolin biascica le sue battute con un accento sudista incomprensibile, poco aiutato anche dalla protesi di lattice che gli paralizza metà del viso. John Malkovich batte la fiacca, e l'eccezionale Michael Fassbender appare davvero troppo poco per dire qualcosa, anche se ne esce con dignità. E poi c'è Megan Fox, bella sì, ma incapace di dare alle sue battute un tono che non sia monocorde: viene veramente da chiedersi se la “grande scoperta” di Michael Bay non fosse tutta un bluff.

Megan Fox in Jonah Hex

Tra esplosioni, freak, morti che resuscitano, riferimenti all'attualità (il Trumbull di Malkovich è un terrorista ante litteram) e l'inspiegabile cameo di Michael Shannon (un ruolo probabilmente tagliato, come tante altre cose, in fase di montaggio), tutto fila via senza lasciare neppure una lieve brezza a testimoniarne il passaggio. Il produttore Akiva Goldsman ha speso gli ultimi anni della sua carriera tentando di scrollarsi di dosso l'olezzo di “Batman & Robin” (di cui era sceneggiatore), ma se non saprà scegliersi con più cura i progetti non ci riuscirà mai. La data d'uscita italiana non è ancora stata fissata, e a questo punto non è escluso che il film possa uscire direttamente in DVD. Chi ha voglia di provarci comunque, se lo noleggi. Tanto dura solo un'ora e un quarto.

Per saperne di più:
Jonah Hex spara a salve