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Jesus VR: abbiamo visto il primo lungometraggio in realtà virtuale della storia

A Venezia il primo film in realtà virtuale mai fatto: la storia di Cristo raccontata a 360° con voi nel mezzo dell’azione

Jesus VR

04.09.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
“Voi siete come le prime persone ad aver visto un film dei Lumière nel 1895. In questo momento, siete entrati nella storia”. Non si risparmiano i produttori di Jesus VR al nostro ingresso nella sala VR della Mostra del Cinema. E perché mai dovrebbero? In effetti hanno fatto qualcosa di importante, che certamente passerà alla storia: hanno realizzato il primo lungometraggio in realtà virtuale in assoluto.



Non stupisce dunque che si sia scelta la storia di Gesù, veicolo per arrivare alle masse con un progetto che è ancora altamente sperimentale, un prototipo non privo di difetti e comprensibilmente più concentrato sul mezzo e la tecnologia che non sulla qualità del film in sé. Perché, al di là di set molto convincenti – il film è stato girato a Matera e fa uso delle ben note location già sfruttate in molti film di ambientazione biblica, on ultimo La passione di Cristo di Mel Gibson – la recitazione lascia molto a desiderare e la scrittura langue, lasciando campo libero ai lunghi monologhi di Gesù presi di peso dal Vangelo e senza tagli. Più una lezione di catechismo, dunque, che un film vero e proprio, ma d’altro canto questo non è un “film” propriamente detto. Non c’è una vera regia – a parte qualche cambio di inquadratura studiato più per motivi spettacolari che narrativi – anzi si torna alla struttura quasi teatrale del primo cinema muto, con la sostanziale differenza del punto di vista dello spettatore inserito nel mezzo delle scene, ovvero dove era situata la macchina da presa a 360°.



Durante la sessione, ci viene mostrata una selezione di scene dal film, non ancora completato. E allora com’è questo Jesus VR? È qualcosa di mai visto prima, in effetti, ma l’impressione è che siano ancora molte le tappe da fare prima di farci proverbialmente cadere la mascella a terra. Innanzitutto perché l’immagine non è in alta definizione, ma questo è più un limite degli occhiali forniti, perché in effetti il film è stato girato in 4K. E poi perché questo non è “cinema”, non nel senso propriamente detto. Non c’è una vera regia, come si diceva, perché è lo spettatore a decidere dove puntare lo sguardo. Non c’è montaggio, le scene sono lunghi piani sequenza. Il cinema è principalmente montaggio e dunque la sua assenza qualifica Jesus VR come il primo esemplare di una nuova forma di narrazione visiva che ancora deve trovare la sua strada. Dovrà sperimentare forme di messa in scena e scrittura come fatto dal cinema muto, prima di funzionare davvero e reggersi sulle proprie gambe. Ma la prospettiva è davvero eccitante e non vediamo l’ora di vedere altre prove in questo senso. Il cinema potrebbe aver appena trovato un nuovo fratellino.

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