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Indivisibili – La nostra recensione

Un film che racconta come si diventa grandi da gemelle siamesi e in una società che spettacolarizza ogni cosa, persino la diversità fisica 

Indivisibili 

Indivisibili 

27.09.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Edoardo De Angelis firma un film che per pochissimi voti, forse addirittura uno soltanto, non è stato il candidato italiano per entrare nella rosa dei cinque film italiani in corsa per Miglior film straniero agli Oscar. Al di là delle polemiche che stanno investendo Fuocoammare, film che secondo alcuni, lo stesso Paolo Sorrentino che di Oscar sa qualcosa si è espresso negativamente sulla scelta, in quanto documentario non sarebbe dovuto entrare nella categoria insieme a film cosiddetti di finzione. 

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Troppo particolare il suo formato, quindi in parte certa la sconfitta. Indivisibili invece avrebbe forse avuto più chance di vincere con una storia totalmente inventata che ci porta negli ambienti, degradati, prettamente partenopei e particolarmente surreali, perché ben caratterizzati in ogni dettaglio e molto teatrali, per che il cinema americano e internazionale ha imparato a conoscere per esempio con Gomorra, ma li addolcisce di un’atmosfera favolistica abbastanza vista nel cinema di De Angelis, che si fa veramente drammatica solamente sul finire della pellicola. La storia di Indivisibili è una storia di ricerca di identità, di crescita e di formazione, in un contesto particolarmente difficile.



Viola e Daisy (le gemelle Angela e Marianna Fontana) sono due gemelle siamesi che vivono attaccate solamente da un lembo di pelle. Per questa loro particolarità sono considerate speciali e sfruttate da un padre che le porta in giro a esibirsi come cantanti, salvo poi intascarsi tutti i loro guadagni per alimentare il vizio del gioco. Qualcosa però cambia quando entrambe scoprono di potersi separare.

Fino a qui c’erano quindi tutti gli elementi per trasformare la storia in un dramma scuro e tagliente. De Angelis invece sceglie di rimanere sul tono favolistico e sulla regia che si nutre di momenti musicali e di un registro che fa della surrealtà, del paradosso, la sua cifra stilistica e autoriale più evidente. Un elemento che viene poi confermato dal tenero ritratto del rapporto tra le gemelle, a tratti, buffo, a tratti più spietato, ma che funziona sempre da lente angelicata con la quale la realtà più cruda ci viene presentata. Invece, sul finale, il dramma diventa dramma, ma l’happy ending è dietro l’angolo e riporta Indivisibili alla sua dimensione maggiormente iconica, quella della favola buona, ma non buonista, che ci parla della necessità di crescere e quindi di separarsi metaforicamente dal contesto famigliare, rappresentato sia dalla propria doppia metà, sia dai propri genitori.

Tutto questo però avviene in un mondo – quello della spettacolarizzazione eccessiva di tutto e tutti, che usa spesso anche la leva della religiosità - molto ben caratterizzato e che sfrutta le persone, le loro fragilità, pur di fare soldi. E allora due gemelle ‘diverse’ appaiono ben poca cosa rispetto ai veri mostri che abitano i loro paraggi più prossimi e che sono pronti a divorarle, a far loro del male anche fisico, al fine di arricchirsi senza troppi scrupoli. 

Indivisibili, in uscita il 29 settembre, è distribuito da Medusa.
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