NOTIZIE

Il settimo figlio – La nostra recensione

La voglia di tornare alle radici del genere fantasy ma una messa in scena piatta che rovina le buone intenzioni

Il settimo figlio

21.02.2015 - Autore: Marco Triolo
È innegabile che negli ultimi anni il fantasy abbia perso un po' di vista le sue radici, puntando costantemente al rilancio della posta in gioco, specialmente nella saga di Peter Jackson tratta da Tolkien. La ricerca di film imponenti, magniloquenti e densi di contenuti si è sposata perfettamente con la caccia di Hollywood ai franchise letterari e un desiderio generale di “sdoganare” il genere ed elevarlo a materiale da Oscar. Dall'altro lato, il fantasy è approdato in televisione con Il trono di spade, dove invece si è spinto sul pedale di sesso e violenza per ovviare alla mancanza di budget, che invece al cinema ha portato agli onnipresenti effetti in CGI che spesso schiacciano la narrazione sotto il peso dello spettacolo eccessivo.



Il settimo figlio, tratto dal primo di una serie di romanzi di Joseph Delaney (tutti inediti in Italia tranne questo), cerca sì di lanciare un franchise, con tanto di finale apertissimo d'ordinanza, ma allo stesso tempo recupera una dimensione perduta del genere. Il film di Sergei Bodrov (scritto dall'autore di Locke, Steven Knight) è popolato di figure archetipiche riconoscibili: c'è l'eroe (Ben Barnes, alias il principe Caspian di Narnia) che vive da contadino, come Luke Skywalker, finché non viene richiamato all'azione da uno stregone (Jeff Bridges) che vede in lui il “settimo figlio di un settimo figlio” delle leggende, un uomo dotato di poteri necessari per controbattere una vendicativa strega (Julianne Moore). Le sfumature sono davvero poche: le streghe non sono tutte cattive e c'è un personaggio, la figlia di una strega innamorata del protagonista (Alicia Vikander), che fa la spola tra buoni e cattivi perché fondamentalmente indecisa. Ma per il resto, bene e male sono nettamente separati come nelle fiabe, una boccata d'aria fresca in un'epoca in cui il politicamente corretto impone quasi sempre che bianco e nero si fondano in una “zona grigia” di incertezza.



Peccato, dunque, che per il resto il film non sappia trovare una sua strada per giustificare un racconto molto canonico. Non c'è costume design, scenografia o mostro che non siano già stati ampiamente visti, gli effetti speciali oscillano tra l'ottimo e il mediocre e nessun personaggio è abbastanza carismatico da rimanere impresso nella memoria. Jeff Bridges fa del suo meglio, come sempre, ed è il più vicino a essere memorabile, ma il suo ruolo di mentore gli impedisce di brillare fino in fondo. Al suo fianco, Ben Barnes è piuttosto sciatto come protagonista. E poi c'è pochissima attenzione sul processo di addestramento dell'eroe, che in questo tipo di film è un elemento essenziale e divertente e qui è risolto invece in pochi fotogrammi. Curioso il cameo di Kit Harington, Jon Snow de Il trono di spade, quasi che gli autori avessero voluto evocare la serie TV per avere una specie di benedizione dai fan. Una mossa che puzza un po' di disperazione, a dirla tutta.



Un'occasione perduta che però potrebbe recuperare punti se mai si farà un sequel. In due settimane in film ha già incassato abbastanza da andare in pari, e forse ha qualche chance di successo. Staremo a vedere.

Il settimo figlio è distribuito in Italia da Universal Pictures.