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Il ritorno di Mary Poppins, la recensione dello storico sequel del cult Disney

Emily Blunt non fa rimpiangere Julie Andrews e il suo mondo fatato - pur ritoccato - è ancora quello, forse troppo…

14.12.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Certe magie non svaniscono. E il tempo acquista un significato relativo, soprattutto quando si parla di classici Disney (con la minuscola, visto che il titolo in questione resta escluso dalla celebre categoria perché a 'tecnica mista') come il film di Robert Stevenson del 1964. Certo, sono molti i pericoli insiti in una operazione come quella che ha permesso Il ritorno di Mary Poppins, e tutti legati alle aspettative del pubblico di affezionati. Generazioni di bambini cresciuti nel mito della tata tanto sognata, pronti ad accorrere sperando di ritrovarla, e magari presentarla ai propri figli, per riconoscerli come tali.



Ma i tempi sono cambiati. È una dura verità, da tenere presente. Per non illudersi e senza nulla togliere. Ché questa 'operazione nostalgia' ha comunque ottime possibilità di riuscire, tanto nel conquistare i nuovi spettatori quanto nel confortare quelli di allora, che nel film di Rob Marshall troveranno sicuramente (buona) parte dello spirito che fu. Geishe e Pirati a parte, d'altronde, dopo l'esordio di Chicago il regista di Madison ha dimostrato di saper gestire storie raccontate in musica e - con l'ultimo Into the Woods - poter maneggiare miti dal peso specifico importante.

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Ma Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Raperonzolo non sono Mary Poppins… E il ritorno a Viale dei Ciliegi 17 a distanza di 54 anni (in Italia 'solo' 53) fatica a trasmettere emozioni proprio nei momenti in cui punta sui riferimenti più espliciti e sul citazionismo… Il ritorno dei pinguini è emblematico di una volontà di modernizzare la storia originale, ma la visita alla surreale cugina Topsy di Meryl Streep sembra troppo ricalcata su quella allo zio Albert, e la sequenza dei lampionai su quella degli spazzacamini (anche se certe acrobazie una volta ce le sognavamo).



E così si procede, tra numeri musicali coloratissimi e in perfetto stile Disney (la vasca da bagno e il vaso della signora Banks valgono il tuffo nei disegni di Bert) e una sorta di obbligo 'morale' a non far mancare niente e nessuno all'appello. Non cambiano molte delle lezioni, dei veri 'evergreen', e non cambia di molto il punto di vista, nonostante l'invito dell'eccentrica parente 'sottosopra' a "non restare bloccati". Chissà se, con un po' più di coraggio, oltre ai tanti momenti gradevoli e 'favolosi' avremmo potuto annoverare qualche vera sorpresa!

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Che a parte qualche cameo finale (preparatevi all'applauso…) a regalare 'carezze', non arrivano né dal cast né dalla sceneggiatura. Con quest'ultima ovviamente concentrata in maniera diseguale sui personaggi… Ma se ha una sua coerenza mostrarci l'impegno della giovane Banks, degna figlia di madre suffragetta, ne ha meno l'accennare incontri tra il personaggio di Emily Mortimer e il Jack di Lin-Manuel Miranda abbandonandoli a sé stessi.



Per il resto, è proprio Emily Blunt - nonostante il compito più arduo - a uscirne meglio, ché da Ben Whishaw ai gemelli spesso sembrano tutti troppo in attesa di un LA incapaci di dar corpo al proprio ruolo. Insomma, un ritorno a Casa Banks che sarà bene vivere con i propri cari e il fanciullino che è in noi, senza contare troppo su aiuti esterni, ma che difficilmente mancherà di farvi uscire con il sorriso e - per i più fortunati - sopraffatti dai ricordi.

Il ritorno di Mary Poppins, in sala dal 20 dicembre 2018, è distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures.