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I figli della notte - La nostra recensione dell'esordio di Andrea De Sica

Un'opera prima interessante di un 'nipote d'arte' dal nome altisonante, non esente da più di un difetto

22.11.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
"Giulio è un diciassettenne di buona famiglia spedito in collegio", un collegio particolare, una sorta di palestra di vita "per rampolli di ricche famiglie", come descrive il suo I figli della notte il regista esordiente Andrea De Sica. Non un novellino, e non solo per l'aver 'respirato' cinema tutta la vita (è il nipote di Vittorio e figlio di Manuel, al quale il film è dedicato), ma per l'esser stato assistente alla regia con Bernardo Bertolucci, Ferzan Ozpetek, Vincenzo Marra e Daniele Vicari e aver accumulato una certa esperienza internazionale con i suoi corti e documentari precedenti a questa Opera prima. Eppure tanta esperienza non sembra avergli impedito di realizzare un film tanto sentito quanto zoppicante.



L'obiettivo dichiarato dell'unico film italiano in concorso al Festival di Torino 2016 era raccontare la sensazione di abbandono dell'adolescente protagonista, e attraverso di lui in generale le "difficoltà di relazione tra genitori e figli nel passaggio dall’infanzia all’età adulta", ma forse per l'origine più o meno vagamente autobiografica della vicenda e dei soggetti il necessario distacco nella narrazione sembra aver lasciato campo a una confusa ed emotiva partecipazione. Tale da finire per abbandonare a clichè e didascalismi la rappresentazione di momenti anche chiave dello sviluppo (del film stesso e della caratterizzazione dei personaggi e delle loro dinamiche), cristallizzando anche ogni possibile pathos in una messa in scena piuttosto piatta.

Tra amori interessati, scoperte dolorose, amicizie forzate e misteri prevedibili si attraversano diversi registri, tutti - anche i più potenzialmente interessanti - gestiti con una certa velocità e superficialità. Lasciando, come accennato, l'impressione di aver più o meno consciamente trattenuto dentro di sé molto di quello che si voleva esprimere, magari anche con finalità catartiche… Probabilmente un diverso commento musicale o degli auspicabili ripensamenti relativi a certi scambi in sceneggiatura avrebbero giovato e sollevato il giudizio complessivo. Che purtroppo resta negativo, e che attendiamo di poter rivedere con migliori future prove, sia dal punto di vista della regia degli attori sia di quella generale, che ci allontani dal finale amaro - e rassegnato? - di questo 'dietro il Paese dei Balocchi' (con annesso Lucignolo).