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I DROP OUT DI TIM BURTON

I DROP OUT DI TIM BURTON

Il Pianeta delle scimmie

02.08.2001 - Autore: Alessandra Taddei
Quello di Burton è un immaginario composito in cui convivono affastellati i suoi ricordi di spettatore assetato di Godzilla e Frankenstein, dei b-movies di Corman e degli horror europei, dall\'espressionismo tedesco ai film della Hammer. Burton, che ha iniziato lavorando per la Disney della quale oggi depreca lo sdolcinato moralismo, se ne è dovuto ben presto affrancare per permettere alle sue inquietanti fantasie di incarnarsi in un popolo variegato di marginali: fantasmi in crisi, cagnolini zombie, freaks dal cuore d\'oro, adolescenti sensibili. E\' un mondo di reietti, e Burton lo investe di una luce dark che gli conferisce un misterioso fascino, mentre alla vita dei normali e agli oggetti in serie che la infarciscono riserva un\'esasperazione pop che costituisce da sola, senza nessuna presa di posizione pamphlettistica, una critica radicata e profonda alla società consumista dell\'omologazione. Esplicito in questo senso Edward mani di forbice, dove lo spazio della quotidianità, la cittadina di villette monofamiliari tanto simile alla Burbanks conservatrice e bigotta nella quale Burton è nato e cresciuto, viene caratterizzato con impressionante talento visivo e coloristico: le casette color marshmallow, i vestiti e le acconciature anni Cinquanta svicolano inarrestabili nel kitsch e si contrappongono decisi al castello gotico dove vive tutto solo Edward, deforme e nerovestito. E si vestono di nero Lydia, la ragazzina incompresa di Beetlejuice, Catwoman in Batman - Il ritorno, lo stesso Tim Burton. Diversità e omologazione, bianco e nero e colore; in bianco e nero Burton ha voluto girare Ed Wood, la storia del regista più reietto di Hollywood, che fra milioni di difficoltà portava comunque avanti i suoi progetti deliranti e totalmente anticommerciali. La contrapposizione è con i colori sparati delle televendite superkitsch di cui si avvale lo spiritello porcello; con lo sfrenato cromatismo, in Batman, del perfido Joker, che di Beetlejuice è una sorta di cugino cattivo. Fra gli eroi oscuri di Burton possiamo mettere invece anche Jack Skellington di Tim Burton\'s the Nigthmare Before Christmas, il capolavoro in stop motion che non porta esattamente la sua firma (il regista è Henry Selick) ma che nasce da una sua idea e che lui ha curato praticamente sotto ogni aspetto. Jack è fra i più popolari abitanti della cupa Halloweentown, la città dei mostri, attratto ed inevitabilente respinto dal colorato ed organizzatissimo paese del Natale. Ma dopo le superproduzioni Fox dei due Batman, Burton mette in scena una vendetta totale su quegli odiosi normali che alla fine sembrano averla sempre vinta, il suo progetto più delirante e bambinesco: Mars Attacks!, un\'invasione aliena in cui si fronteggiano due civiltà ugualmente vuote e distruttive, da una parte i marziani con i loro ghigni cattivi ed i cervelloni in bella vista, dall\'altra gli uomini, volgari ed ottusi. Praticamente non c\'è storia, ma soltanto una vasta serie di affreschi di distruzione di comica immediatezza, con gli alieni che carbonizzano tutti in un nanosecondo. E finalmente, dopo che uomini e marziani si sono fatti fuori a vicenda, rimane spazio per gli outsiders: la figlia adolescente dell\'orrido presidente degli Stati Uniti, nonnette pacifiste, nipoti fricchettoni che potranno ripopolare il mondo. Oggi, dopo la fiaba truculenta di Sleepy Hollow, Burton ha deciso di cimentarsi di nuovo con una superproduzione della Fox, un remake del Pianeta delle scimmie, un nuovo confronto fra due civiltà molto simili per strutturazione gerarchica e volontà di sottomettere l\'altro, il diverso, il più debole: con la promessa di un finale discorde da quello dell\'originale ma altrettanto impensato e scioccante.