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Copia sbiadita di "Scary movie" arriva nelle sale italiane l'ormai solita parodia della recente storia del cinema americano

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12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
La giovane e trasandata Julia Jones (Alyson Hannigan) lavora come cameriera nel ristorante greco del padre. Il suo aspetto non le permette di avere di avere molte speranze sulla possibilità di incontrare il classico principe azzurro, ma quando nel locale capita l’affascinante Grant (Adam Campbell) in lei l’amore scoppia improvviso. Decisa a cambiare vita, la ragazza si trasforma completamente nell’aspetto fisico, e riesce a conquistare il giovane ed aitante rampollo di buona famiglia. A pochi gironi dal matrimonio però scoppia una tremenda grana: testimone dello sposo sarà la bomba sexy Andy (Sophie Monk), sua ex-fidanzata e decisa ad ogni costo a riconquistarlo. Julia dovrà lottare con tutte le armi a sua disposizione per vincere il duello ed anche per superare le perplessità della propria famiglia, intenzionata a farla sposare con un uomo di origine greca… Incommensurabilmente brutto.

Oltre la solita, sciatta e inutilmente volgare parodia della recente storia del cinema americano, non c’è davvero null’altro. Nessuna costruzione della storia, nessuna idea originale per far sorridere lo spettatore,  nessuno scatto di sana cattiveria che colpisca usi e costumi della società americana, almeno quella fondata sull’apparenza. A parte la naturale – ma pessimamente sfruttata – simpatia di Alyson Hannigan e le prorompenti forme di Sophie Monk risulta praticamente impossibile salvare altro da questa pellicola. La pratica della scopiazzatura maligna di lungometraggi come “Mi presenti tuoi?” (Meet the Fockers, 2004), “Il mio grasso grosso matrimonio greco” (My Big Fat Greek Wedding, 2002), “Kill Bill” (id., 2003), “Hitch” (id., 2005) risulta piatta e senza nessuna verve comica. Rimane una sorta di cattivo gusto che però non contiene al suo interno nessuno slancio propositivo e realmente iconoclasta.

Era praticamente impossibile riuscire ad annoiarsi assistendo ad una parodia di un’ora e mezzo: ebbene, “Hot Movie” riesce in questa non invidiabile impresa, evidenziando tutta la pochezza di idee presenti (?) sia nell’ideazione che nella realizzazione.

Un film davvero pessimo, che non rende affatto una buona pubblicità alla nuova linfa che un genere glorioso e sardonico come questo sta trovando in questi ultimi tempi – vedi proprio la saga di “Scary Movie” (id.,  2000), il cui quarto, spassoso episodio conferma che quando ci sono le idee e la voglia di graffiare, si può fare buon cinema anche mettendo alla berlina lo stesso cinema.